Prato

L’archivio Personè è tornato a Prato. Recuperato un patrimonio del ‘900

Perso, ritrovato e infine recuperato. Il prezioso archivio di Luigi Maria Personè è tornato a Prato e ora è nuovamente a disposizione degli studiosi per la consultazione. Il lieto fine della storia che abbiamo raccontato su Toscana Oggi nel mese di giugno è arrivato grazie alla tenacia e alla competenza di don Renzo Fantappiè, direttore dell’ufficio beni culturali della diocesi, che è riuscito a farsi restituire le circa settemila lettere, i diari e le agende appartenute al noto critico letterario e giornalista. Per capire meglio occorre riannodare le fila di questa intricata vicenda.

Nel 1987 la Cassa di Risparmio di Prato, guidata da Silvano Bambagioni, su proposta di Giulio Andreotti, decise di acquistare il fondo di Luigi Maria Personè, intellettuale e letterato di fama nazionale che ebbe intensi rapporti con tutti i più importanti personaggi del Novecento. Nel corso della sua lunga vita, è morto nel 2004 all’età di 102 anni, ebbe una fitta corrispondenza con futuri papi, politici, giornalisti, poeti, scrittori e attori di teatro (la sua grande passione). Tra i tanti possiamo citare: Albino Luciani (Giovanni Paolo I), Giovanni Papini, Ardengo Soffici, Giulio Andreotti, Indro Montanelli, Giovanni Spadolini, Eugenio Scalfari, Giorgio La Pira, Bruno Cicognani e anche Benito Mussolini. Fin da subito, la banca di Prato, in particolare il presidente Bambagioni, decisero di comprare queste carte per darle in comodato all’Archivio diocesano. Don Fantappiè visionò il tutto e confermò l’importanza dei documenti, accettando di buon grado la custodia dell’archivio. «Durante la sua vita Personè ha avuto un rapporto epistolare con circa 2600 mittenti e quasi tutti erano persone importanti e conosciute a livello nazionale», conferma il sacerdote responsabile dei beni culturali della diocesi. L’archivio fu acquistato per 100 milioni di lire, una cifra importante per l’epoca.

Poi iniziarono i guai per la Cassa di Risparmio di Prato, soltanto l’anno dopo, nel 1988 ci fu il crac dell’istituto, iniziò così il declino della banca che portò prima il commissariamento e poi la cessione al Monte dei Paschi di Siena e nel 2001 alla Popolare di Vicenza. La titolarità dell’archivio seguì i vari passaggi di proprietà della banca. Nel 2004 il presidente della Bpv Gianni Zonin disse di voler fare un regalo a Prato: «porto i documenti di Personè a Vicenza per farli inventariare – affermò – e poi li restituisco all’Archivio diocesano». Per fare l’inventario ci è voluto molto tempo ma soprattutto, come tutti sappiamo, nel 2017 salta anche la banca veneta e quando avviene il fallimento le carte di Personè sono ancora a Vicenza. Tutte le proprietà della Popolare vicentina passano così alla liquidazione coatta amministrativa in attesa di essere vendute per poter ripagare i creditori.

«Abbiamo temuto di perdere questo bene, non sapevamo nemmeno dove si trovasse», ammette don Renzo. Ma il sacerdote non si è perso d’animo. A intervalli regolari ha inviato tramite pec la richiesta al curatore fallimentare di riavere indietro l’archivio ma soprattutto, nel 2016, don Fantappiè ha ottenuto dalla Sopritendenza il vincolo pertinenziale: libri, lettere e manoscritti devono stare a Prato. Forte di questa attestazione il sacerdote ha perseverato nella sua richiesta di restituzione e alla fine è arrivato l’ok da Vicenza. «Abbiamo saputo che l’archivio era custodito nel caveau nella ex sede della Popolare, oggi Intesa San Paolo, in via Battaglione Framarin. Così ho chiesto a un corriere di andare a prenderlo e adesso è di nuovo qui, in via del Seminario. Si tratta di un grande risultato per Prato, per la Toscana ma posso dire anche per l’Italia», conclude don Renzo.

Chi era: Letterato e giornalista

Luigi Maria Personè nacque a Nardò (Lecce) nel 1902. Bambino prodigio, iniziò la scuola elementare a soli quattro anni, frequentò il liceo a Bologna e si laureò in lettere a 21 anni a Firenze, sua città di adozione. Alternò l’attività di insegnante, fu anche al Buzzi, a quella di scrittore e critico letterario. Oggi il suo nome è noto a una ristretta cerchia di studiosi, ma si può dire che Personè è stato un intellettuale di valore, un conferenziere apprezzato anche all’estero e un critico letterario che ha pubblicato su molte riviste e quotidiani italiani, come il Corriere della sera, La Nazione ed il Resto del Carlino. Fino a pochi giorni prima di morire ha curato, ogni mercoledì, una rubrica culturale sull’Osservatore Romano. I suoi erano elzeviri, come si dice in gergo, acuti, dotti ed estremamente critici nei confronti di una modernità che stava lasciando indietro l’uomo a favore della macchina. Sul quotidiano della Santa Sede, quando morì, fu definito: «personaggio di alta caratura morale e di vasti orizzonti letterari, storici e artistici». Nel corso della sua vita ha tenuto contatti con i principali protagonisti del Novecento: si era formato alla «scuola» di Giovanni Papini e aveva avuto amici come Matilde Serao e Leo Longanesi. Ha tenuto una fitta corrispondenza con Winston Churchill, Charles De Gaulle e Benedetto Croce.