Firenze

LAVORO IN CRISI: LA DIOCESI PROMUOVE UN INCONTRO

La Chiesa fiorentina esprime «viva preoccupazione» per la situazione di crisi che riguarda molte aziende del territorio diocesano e per la situazione di incertezza e di precarietà che tocca un numero sempre crescente di lavoratori. A farsi portavoce di questa inquietudine è l’Ufficio Diocesano di pastorale sociale che il primo maggio, festa di San Giuseppe Lavoratore, ha diffuso un ampio comunicato in cui annuncia anche una iniziativa concreta: un incontro, promosso dalla Diocesi, che il prossimo 23 maggio alle 15 riunirà in Arcivescovado, alla presenza del cardinale Antonelli, istituzioni, categorie sociali ed economiche, per esaminare la situazione e cercare soluzioni condivise. Il tema sarà «Sviluppo economico e sociale dell’area fiorentina: quali strategie?»«Non è compito della Chiesa – sottolinea la nota diffusa dal direttore dell’Ufficio diocesano, don Giovanni Momigli – entrare nel merito di analisi riguardanti l’andamento dell’economia a livello generale e, in particolare, delle molteplici situazioni di crisi a livello locale. Molti soggetti, per ruolo e competenze, hanno prodotto e producono analisi, esprimono valutazioni, avanzano proposte. La Chiesa fiorentina, tuttavia, non può esimersi dall’esprimere la sua viva preoccupazione per le circa 60 crisi aperte in altrettante aziende della diocesi, segno che, anche a Firenze, le difficoltà si fanno ogni giorno più stringenti per le imprese, le famiglie, le persone. Serve uno scatto; un salto di qualità nelle riflessioni, nei rapporti, nelle scelte». Di fronte a questi problemi, la Diocesi offre il proprio contributo «proponendo come punto di riferimento e di orientamento la Dottrina Sociale della Chiesa, oggi presentata nella sua interezza con la pubblicazione del Compendio», ma anche attraverso l’organizzazione di un confronto nel merito delle questioni. All’appuntamento sono invitati i vari attori istituzionali, sociali ed economici, per una «utile occasione di riflessione comune su quanto è possibile e doveroso attivare per sostenere strategicamente un percorso di innovazione e sviluppo, coniugato con la valorizzazione della memoria e delle molteplici risorse del territorio». La nota dell’Ufficio Diocesano di pastorale sociale richiama quindi le parole della Centesimus annus di Giovanni Paolo II: «Oggi più che mai lavorare è un lavorare con gli altri e un lavorare per gli altri». Il modello proposto quindi è quello della «competizione sinergica» fra le varie realtà, i vari settori e i vari soggetti: «Per un vero e proprio sviluppo, è certamente necessario e doveroso il concorso di tutti, così come sono necessarie regole chiare e condivise, ma sono anche e primariamente necessari valori, etica, ragionevolezza, responsabilità». La nota è stata diffusa il primo maggio, festa di San Giovanni Lavoratore, e nell’ampia introduzione richiama il valore di questa giornata, istituita cinquant’anni fa da Pio XII: «Guardare a San Giuseppe lavoratore nel giorno della Festa internazionale del Lavoro rappresenta uno stimolo forte a riscoprire la vera dignità del lavoro, di ogni lavoro, ed a prendere piena coscienza che la fede in Gesù Cristo, ossia il porre Lui come fondamento e riferimento del nostro essere e del nostro agire, “permette una corretta comprensione dello sviluppo sociale, nel contesto di un umanesimo integrale e solidale” (Compendio 327)». Innovazioni tecnologiche, globalizzazione, nuovi processi economici e sociali, prosegue il documento, pongono il mondo del lavoro di fronte a sfide sempre più complesse «che interpellano la coscienza credente e domandano una fede ed una spiritualità adulta e matura». Per dirla con il cardinale Ratzinger, come cristiani – anche per incidere positivamente sul piano sociale ed economico – siamo chiamati ad “essere realmente adulti nella fede”, ossia non “sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina”». Il compito di «formare cristiani maturi, capaci di una presenza significativa nel lavoro, nell’economia, nella vita sociale e nella politica» viene quindi affidato alle parrocchie, alle aggregazioni ecclesiali e alle associazioni professionali di ispirazione cristiana. «Queste aggregazioni e associazioni – prosegue la nota – debbono però avere il coraggio di ripensarsi, per recuperare e rendere evidenti le profonde ragioni del loro esistere e le finalità che danno significato pieno alla partecipazione alla loro vita associata ed al loro porsi nel tessuto vivo della società. Appare, pertanto, indispensabile ed urgente che le varie aggregazioni ecclesiali e le associazioni professionali di ispirazione cristiana si diano un serio cammino formativo e procedano ad una revisione, a volte anche profonda, delle loro modalità di presenza e di espressione sia nei vari ambiti del lavoro, che nelle parrocchie e sul territorio. Come appare necessario un effettivo raccordo fra la vita di queste associazioni e la pastorale quotidiana della diocesi e delle parrocchie».Primo Maggio 2005. Nota dell’Ufficio di pastorale sociale della dicoesi di Firenze