Italia
Lavoro: Istat, nel III trimestre 2019 occupazione stabile
«Nel terzo trimestre 2019 l’input di lavoro, misurato dalle ore lavorate, registra una crescita su base sia congiunturale (+0,4%) sia tendenziale (+0,5%). Contestualmente, l’occupazione rimane pressoché invariata rispetto al trimestre precedente, in un contesto di calo della disoccupazione e dell’inattività». Lo rileva oggi l’Istat, diffondendo i dati su «Il mercato del lavoro» relativi al III trimestre 2019.
«Queste dinamiche del mercato del lavoro – spiega una nota – si inseriscono in una fase persistente di debole crescita dei livelli di attività economica, confermata, nell’ultimo trimestre, da una variazione congiunturale dello 0,1% del Pil».
Dal lato dell’offerta di lavoro, nel terzo trimestre del 2019 il numero di persone occupate rimane sostanzialmente invariato in termini congiunturali, a sintesi dell’aumento dei dipendenti – soprattutto a termine – e del calo degli indipendenti.
Stando ai dati diffusi, il tasso di occupazione sale al 59,2% (+0,1 punti). Nei dati mensili più recenti (ottobre 2019), al netto della stagionalità, il tasso di occupazione e il numero di occupati mostrano una crescita rispetto al mese precedente.
Dal lato delle imprese, prosegue la crescita della domanda di lavoro, con un aumento delle posizioni lavorative dipendenti dello 0,5% sul trimestre precedente e dell’1,6% su base annua, sintesi della crescita sia dell’industria sia dei servizi. L’aumento delle posizioni lavorative è associato ad un aumento delle ore lavorate per dipendente pari allo 0,2% su base congiunturale e ad una diminuzione dello 0,4% su base annua. Il ricorso alla cassa integrazione registra una variazione positiva. Il tasso dei posti vacanti rimane invariato sia su base congiunturale sia su base annua. Il costo del lavoro cresce dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dell’1,8% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, sintesi di un aumento, sia su base congiunturale sia su base annua, delle retribuzioni (rispettivamente +0,1% e +1,4%) e di una lieve riduzione congiunturale degli oneri sociali (-0,1%) accompagnata da un proseguimento di crescita su base annua (+3,0%).
Nell’andamento tendenziale prosegue la crescita del numero di occupati (+0,6%, +151 mila in un anno), dovuta ai dipendenti permanenti a fronte del calo di quelli a termine e degli indipendenti; l’incidenza dei dipendenti a termine sul totale dei dipendenti scende al 17,6% (-0,3 punti in un anno). Dopo il rallentamento della crescita negli ultimi tre trimestri, gli occupati a tempo pieno tornano a diminuire mentre prosegue più intenso l’aumento del tempo parziale; l’incidenza del part time involontario è stabile al 64,0% dei lavoratori a tempo parziale.
Stando ai dati diffusi, alla crescita dei dipendenti permanenti (+13mila, +0,1%) e, soprattutto, a termine (+28mila, +0,9%) si contrappone la diminuzione degli indipendenti (-33mila, -0,6%). La dinamica dell’occupazione è sintesi della diminuzione al Nord (-0,2%) a cui si accompagna la crescita nel Mezzogiorno (+0,1%) e soprattutto nel Centro (+0,4%). Nel terzo trimestre 2019, tra i giovani 15-34 anni tornano a crescere l’occupazione e il relativo tasso, in termini tendenziali e congiunturali.
Nel confronto annuo, con minore intensità, per il decimo trimestre consecutivo continua la riduzione del numero di disoccupati (-61mila in un anno, -2,5%) che coinvolge solo gli individui in cerca di prima occupazione a fronte del lieve aumento di quanti avevano precedenti esperienze di lavoro. Dopo l’aumento dello scorso trimestre, torna a diminuire il numero di inattivi di 15-64 anni (-199mila in un anno, -1,5%).
Il tasso di disoccupazione è in diminuzione sia rispetto al trimestre precedente sia in confronto a un anno prima; «tale andamento – spiega l’Istat – si associa alla stabilità congiunturale e alla diminuzione tendenziale del tasso di inattività delle persone con 15-64 anni. Nei dati mensili di ottobre 2019 il tasso di disoccupazione è in diminuzione in confronto a settembre 2019 e quello di inattività in lieve crescita».
L’Istat, infine, analizzando i dati di flusso – a distanza di 12 mesi – stima un aumento della permanenza nell’occupazione, in particolare tra le donne e tra i giovani di 15-34 anni. Tra i dipendenti a termine la maggiore permanenza nell’occupazione è dovuta al cospicuo aumento delle transizioni verso il tempo indeterminato (+9,5 punti).