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LAVORO: MONS. SIMONI (VESCOVO PRATO): NO PRECARIATO, BASTA CAPITALISMO SELVAGGIO

«Non ci si può rassegnare alle condizioni precarie e pesanti di troppe persone e famiglie». Lo scrive il Vescovo di Prato mons. Gastone Simoni nel messaggio di auguri pasquali rivolto ai pratesi, che sarà pubblicato domani dai quotidiani locali. Il presule pratese ricorda la necessità di beni spirituali e morali, «di amore genuino e puro ricevuto e donato, anzitutto in una famiglia veramente famiglia (e come tale difesa e promossa dalla società»)». Ma le difficoltà che ci sono in tante case il Vescovo le ha toccate con mano in questi mesi bussando alle porte delle famiglie per la «Missione diocesana 2008 – 2010». «È vero – spiega il presule – che il problema non è solo economico; ma è anche economico. Altro che certe “sofferenze” delle banche a paragone delle “sofferenze” di non pochi nuclei familiari in Italia e tra noi!». Per Simoni stare a guardare «è un grave peccato di omissione». Tanto più a Prato – e questo è un concetto caro al presule – «dove ci sono ricchezze e c’è tuttora, nonostante la crisi, un benessere tale da rendere possibile – se si vuole – metterci insieme per salvare da disagi drammatici, che talvolta sfiorano la disperazione (so quello che dico), donne e uomini nostri concittadini». Un appello forte, quello di Simoni, che non a caso si apre con un provocatorio riferimento all’episodio evangelico delle tentazioni di Cristo: se è vero, come afferma Gesù che «non di solo pane vive l’uomo», è verò però, «ed è confermato dallo stesso Vangelo – che anche di pane vive l’uomo! Cioè di lavoro, di beni economici, di dignità effettivamente riconosciuta, di convivenza giusta, solidale e in pace, oltre che di un ambiente morale e materiale non inquinato e bello». Insomma, soprattutto «di lavoro, di pane, di casa». Simoni non ignora «il compito della politica e dell’amministrazione pubblica», ma ritiene «necessario e prioritario un forte un richiamo alla nostra coscienza cristiana, alla coscienza di tutti, al cuore di tutti. “Siamo tutti responsabili di tutti”». Cosa fare allora? Due i «modi» sottolineati dal Vescovo. Primo: un freno al capitalismo selvaggio. Secondo: l’impegno «per difendere, e creare il lavoro, favorire affitti abitativi accessibili e per compiere onestamente i propri doveri sociali». E se questo non basta, allora il Vescovo fa appello anche alla solidarietà: «mettersi insieme e dar vita e incremento a segni concreti ed eloquenti di aiuto e di speranza». Con una proposta: sedersi ad un tavolo «fra quanti capiscono questa urgenza».