La tradizione permette la riflessione e spesso orienta e incoraggia. È quanto sta accadendo alla parrocchia di Rigutino, convocata dalla storia a ricordare il 15 giugno 1911, inizio di tanta fatica con la prima pietra della Chiesa nuova.Non l’occasione ad effetti speciali, neppure il motivo di un ricordo più o meno vago, ma testimonianza vera d’un popolo, premuroso custode della sua fede, da generazioni trasmessa.«Il mosaico si scruta dal tassello…», diceva un importante studioso; così – ancor oggi – accade per la nostra Chiesa, mosaico di una bella e viva comunità, prima ancora che edificio. Tante ed esemplari le figure che nell’ultimo secolo hanno permesso la spiritualità e lo sviluppo sociale del paese. Altrettanti gli avvenimenti che hanno interessato le famiglie di Rigutino, cresciute in ambiente sano e sicuro anche per i più giovani, senza nemmeno trascurare gli ultimi della terra, con la carità. Mi sento fortunato d’appartenere a questa frazione, antica quanto bella, dove ancora tutti si salutano, bisticciano per la politica e lo sport, gareggiano per rendere migliore quella o quell’altra iniziativa, in una parola: dove ancora esiste identità! Questo lo spirito delle celebrazioni del centenario: preghiera di una comunità, festa d’un popolo. Il fonte battesimale è ancora lì, segno della «pietra scartata», poi divenuta «testata d’angolo». Quasi un secolo della parola di Dio spezzata su quell’altare, riconciliazione per molti, promessa della vita eterna. Mi fa impressione, mi conferma nella fede. Certo, anche noi, comunità cristiana nell’epoca del relativismo e dell’apparente ricchezza, limite per capacità e talenti dell’uomo, abbiamo il compito di non sottometterci all’omologante cultura dell’effimero. Provvidenzialmente, però, la neogotica chiesa parrocchiale ci fortifica, proponendoci molto di più: casa comune d’ogni figlio di Dio, ansia metafisica del non essere ciò che soltanto appare, sostiene nella prova e perdona, perchè fissa lo sguardo al Padre del cielo e della terra.Domenico Alberti