Italia

LEGGE 40: CON «LIBERI PER VIVERE» UNA MOBILITAZIONE POPOLARE

Un’opera di “formazione e informazione” non solo a livello nazionale, ma anche a livello locale, per “ridare di nuovo accoglienza nella nostra vita alla malattia e alla sofferenza, che per quanto possano sembrare lontani, fanno parte dell’esistenza stessa di ciascuno di noi”. E’ questo l’obiettivo principale della grande campagna partita il 20 marzo scorso con il Manifesto “Liberi per vivere”, lanciato da Scienza & Vita, Forum delle associazioni familiari e Retinopera (poi sottoscritto da 41 associazioni, movimenti e nuove realtà ecclesiali), e ora oggetto della mobilitazione delle associazioni locali di “Scienza e vita”, che si impegnano ad organizzare “mille incontri in ogni angolo d’Italia” per “prendere coscienza dei valori in gioco nella fase finale della vita”. “Presto arriveranno in tutte le parrocchie – spiega Maria Luisa Di Pietro, presidente di Scienza & Vita, in un’intervista al SIR – i dèpliant sul tema, collegato al Manifesto”. L’auspicio è che “tutte le realtà locali, a partire dalle parrocchie e non solo, incomincino a riflettere: è importante, infatti, l’attivazione immediata, anche con interventi ripetuti, per creare un movimento collettivo di interesse, ma occorre anche confrontarsi, in tempi medio-lunghi, su gli altri temi legati alla difesa della vita: non solo, come in questo momento, il fine vita, ma anche l’inizio di essa e la fase ‘di mezzo’”. “Vita, libertà, cura”. Queste, afferma Di Pietro, le tre parole-chiave “per cercare di disinnescare le ambiguità di linguaggio che oggi circondano il tema del fine vita”: “Oltre che dal punto di vista medico – puntualizza la bieticista – questi termini vanno recuperati dal punto di vista della riflessione antropologica, a partire dalla dignità collegata alla vita in se sessa, e non alla valutazione di vite considerate più o meno degne di vivere. C’è poi da recuperare il significato della malattia e il significato del limite, che va considerato non come ostacolo ma come risorsa da cui ripartire”. Infine, la necessità di “collegare il tema della libertà con quello del prendersi cura”. “Ferma restando la capacità di autodeterminazione, intesa come libertà di scelta – osserva Di Pietro – non è detto che tutte le scelte libere siano buone od eticamente neutre, alcune di esse possono addirittura ritorcersi contro l’uomo stesso”. Sì alla vita, sì alla medicina palliativa e ad accrescere e umanizzare l’assistenza ai malati e agli antiani; no al’eutanasia, all’accanimento terapeutico e all’abbandono di chi è più fragile. Questi, in sintesi, i contenuti principali del Manifesto “Liberi per vivere”, rivolto non solo al mondo cattolico, ma anche al “dialogo con ogni persona di buona volontà” che abbia a cuore la vita come “bene indisponibile”.Sir