Italia

LEGGE 40, SCIENZA E VITA: SENTENZA CONSULTA NON TUTELA LA SALUTE DELLA DONNA

La legge 40 non tutela la salute delle donne? Al contrario, è la recente sentenza della Corte Costituzionale che la mette a rischio. Si può riassumere in questi termini la risposta di Maria Luisa Di Pietro, co-presidente di “Scienza & Vita”, ad una delle più frequenti operazioni di “falsa informazione” sulla legge 40 ed in genere sul presunto “mondo dorato” della fecondazione artificiali, che hanno poi portato a sentenze come quella recente della Corte Costituzionale, che ne ha sancito l’incostituzionalità di alcune parti. “Non c’è alcun interesse a tutelare la donna e l’embrione”, ha dichiarato Di Pietro ai giornalisti in merito alle motivazioni della sentenza citata, durante la conferenza stampa congiunta con il Movimento per la Vita su “quale futuro per la legge 40”: “Al contrario, l’interesse è massimo riguardo alla possibilità di avere un numero indiscriminato di embrione a disposizione, per poter scegliere quanti e quali embrioni impiantare”. Oltre ad eliminare il limite di tre embrioni ad impianto, stabilito dalla legge 40, la sentenza della Consulta, ha ricordato la bioeticista, “pone il problema di cosa fare con gli embrioni soprannumerari, visto che di fatto si reintroduce la crioconservazione”, anch’essa vietata dalla legge 40. “Circa il 50% degli embrioni crioconservati – ha reso noto Di Pietro – presentano danni tali che non si potranno sviluppare”. Nel momento in cui vengono scongelati, inoltre, “sarà il medico che deciderà quali e quanti embrioni trasferire”: uno degli esempi, questo, di quel “paradosso” per cui “all’inizio della vita la decisione è tutta nelle mani del medico, mentre per quanto riguarda il fine vita il suo ruolo è inesistente, o si limita a quello di un mero esecutore delle volontà del paziente”. La legge 40, inoltre, “non dice che bisogna per forza impiantare tre embrioni, ma che ogni embrione prodotto deve essere trasferito”. Di qui la necessità, per il medico, di “valutare caso per caso”, e di considerare le eventuali gravidanze plurime “non come il frutto della legge 40, ma della scelta del medico”. Altra questione controversa sollevata dalle motivazioni della sentenza della Consulta, quella delle sperimentazioni ovariche: “Non è vero – ha spiegato Di Pietro – che, invece di stimolazioni ovariche ‘soft’ ripetute più volte, sia preferibile una sperimentazione ovarica più massiccia, in modo da ottenere più ovociti. Non c’è nessuna correlazione tra il tipo di stimolazione ovarica e il numero di embrioni da produrre, anzi una stimolazione ovarica in dosi massicce può provocare danni gravi alla donna, anche fino alla morte”.Sir