Toscana

Legge elettorale regionale: non c’è proposta condivisa. Ora tocca al Consiglio

La presidente del gruppo Daniela Lastri (Pd) presenterà nei prossimi giorni una relazione conclusiva al presidente dell’Assemblea toscana con le molte soluzioni sulle quali era stato trovato un accordo – su tutte la reintroduzione del voto di preferenza – e i punti ancora oggetto di posizioni diversificate, tra i quali l’introduzione del listino regionale bloccato e le soglie di sbarramento. Nel corso dell’ultima seduta, il gruppo ha votato a maggioranza una mozione con la quale approva le conclusioni della presidente Lastri e indica tra l’altro la possibile soglia unica di sbarramento al 3 per cento. Hanno votato i consiglieri Magnolfi (Ncd), Del Carlo (Udc), Gambetta Vianna (Più Toscana-Ncd), Chiurli (Gruppo misto), Marcheschi (Fratelli d’Italia) con l’astensione della presidente Lastri. Non hanno partecipato al voto Pd e Forza Italia.

“Il passaggio per l’approdo alla nuova legge elettorale si prospettava molto difficoltoso sin dall’inizio – è il primo commento della presidente Daniela Lastri – Mi sono adoperata fin dall’insediamento di questo gruppo di lavoro per mettere tutti i consiglieri in condizione di poter fare tutti i necessari approfondimenti, con l’obiettivo di raggiungere la più ampia condivisone possibile. Purtroppo non è stato così. In particolare sulle soglie di sbarramento e sul listino bloccato si sono verificate le più consistenti divisioni. Non nascondo il mio rammarico per questo fatto. Nel merito – aggiunge la presidente –, ho più volte richiamato la nota dei nostri uffici legislativi sulla quasi certa incostituzionalità del listino regionale facoltativo innestato su un impianto di legge che prevede il ripristino delle preferenze. Anche sulle soglie di accesso sarebbe stato importante dare un segnale di apertura, prevedendo una soglia unica al 3%. È un vero peccato perché il testo base su cui abbiamo lavorato in questi mesi, era una proposta avanzata e innovativa, prevedendo la preferenza agevolata, la doppia preferenza donna/uomo, l’alternanza di genere nelle liste, la previsione del ballottaggio. Adesso la questione passa al Consiglio”.

All’inizio della seduta il capogruppo Pd Ivan Ferrucci ha presentato ipotesi di modifica su alcuni punti della proposta già avanzata dal Partito democratico, con le quali si prevede l’introduzione di un listino regionale facoltativo composto da tre candidati, la riduzione del 30 per cento delle firme necessarie per la presentazione delle liste, l’eliminazione del simbolo di coalizione e la possibilità di inserire nel listino regionale anche candidati nelle circoscrizioni. «C’è l’intesa che entro luglio la prima commissione affari istituzionali voti in rappresentanza di una larghissima maggioranza delle forze politiche presenti in consiglio (Pd – Cd – Tcr – Pdci – Fi), un testo che si basa sul ritorno alle preferenze su piccoli collegi, premio di governabilità e parità di genere, e un minilistino facoltativo – che già precedentemente la direzione regionale Pd ha escluso di utilizzare. In questo modo potremo approvare il provvedimento nel primo consiglio regionale di settembre (previsto dal calendario per il giorno 9). E’ così stato dato pieno compimento al mandato conferito al gruppo consiliare del Pd, con il documento approvato a larghissima maggioranza dalla direzione regionale del 17 marzo scorso. Riteniamo molto importante che su una regola del gioco fondamentale si sia saldato un accordo che coinvolge anche la principale forza di opposizione. In questo contesto, segnato anche dalla riduzione dei consiglieri da 55 a 40, appare bizzarra, oltre che priva di qualsiasi effetto sostanziale, la decisione della consigliera Daniela Lastri, (alla guida del gruppo di lavoro investito unicamente di funzioni consultive), e di una parte dei componenti del gruppo di lavoro stesso –  di presentare  una mozione che, oltre a non tenere conto di tutto il lavoro svolto, è stata votata nel momento in cui tutte le forze politiche che hanno sottoscritto l’accordo o non erano presenti o avevano comunque dichiarato di non partecipare».

Durissimo il commento di Magnolfi (Ncd) e Del Carlo (Udc): «Il PD cede alla linea Verdini che trionfa su tutti i punti in discussione. Viene previsto un listino bloccato di tre nominati, ciascuno dei quali potrà candidarsi anche in tre circoscrizioni provinciali. Questo significa che attraverso il giuoco delle opzioni praticamente tutti gli eletti saranno scelti dalle segreterie dei partiti. Le preferenze saranno polvere negli occhi; tutto cambia perché niente cambi. Viene introdotta per la prima volta una incredibile soglia di sbarramento di coalizione al 10%: potrà succedere che una lista che prende il 9% in coalizione con un’altra lista dello 0,9% non prenderà alcun seggio, mentre una lista che prende il 3,01% collegata con altre liste minori che tutte insieme superano il 10% prenderà (con il suo 3%) vari seggi. Un’aberrazione incostituzionale. Il combinato disposto tra l’altissimo premio di maggioranza, che porterà la coalizione vincente con solo il 40% dei voti ad ottenere il 57,5% dei seggi da un lato, e la soglia di sbarramento al 10% dall’altro, che lascerà senza rappresentanza centinaia di migliaia di voti espressi, determina una situazione nella quale il 90% del nuovo consiglio regionale sarà già scritto alla vigilia del voto lasciando ai cittadini elettori il ruolo di comparse della democrazia».