Vita Chiesa

L’enciclica del futuro, 20 anni fa la «Centesimus annus»

Non era mai accaduto che un Papa venisse beatificato dopo venti anni esatti da una sua enciclica. Accade con Giovanni Paolo II. Venti anni fa, il 1° maggio 1991, firmava la sua nona enciclica, la Centesimus annus, nel centenario della Rerum novarum di Leone XIII, primo e fondamentale documento della Chiesa cattolica sulla questione sociale. Papa Wojtyla riprendeva la consuetudine dei suoi predecessori di ricordare e attualizzare con altri documenti gli anniversari della Rerum novarum ed egli stesso, nel 1981, ne aveva commemorato il 90° anniversario con l’enciclica Laborem exercens, alla quale sarebbe seguita nel 1987 l’altra enciclica in tema sociale del suo pontificato, la Sollicitudo rei socialis.

La Centesimus annus è la prima enciclica dell’era post-comunista e il principio ispiratore è l’economia al servizio dell’uomo, e non viceversa. Il Papa propone una rilettura della Rerum novarum osservando come da allora iniziò per la Chiesa un processo di riflessione, grazie al quale, nella scia della tradizione risalente al Vangelo, si andò formando quell’insieme di princìpi che prese poi il nome di “dottrina sociale”. Ci si rese conto in tal modo che dall’annuncio del Vangelo scaturiscono “luce e forza” per l’ordinamento della vita della società.

Giovanni Paolo II prende atto che, dopo il crollo del sistema del socialismo reale, la Chiesa e l’umanità si trovano davanti a gigantesche sfide. Il mondo non è più spaccato in due blocchi nemici, tuttavia “permangono fenomeni di emarginazione e di sfruttamento, specialmente nel Terzo Mondo, nonché fenomeni di alienazione umana, specialmente nei Paesi più avanzati”. Intere popolazioni vivono in condizioni di grande miseria materiale e morale. “Il crollo del sistema comunista in tanti Paesi elimina certo un ostacolo nell’affrontare in modo adeguato e realistico questi problemi, ma non basta a risolverli. C’è anzi il rischio che si diffonda un’ideologia radicale di tipo capitalistico”. Nell’analisi di venti anni fa del Papa non mancano spunti di straordinaria attualità: “Nei Paesi occidentali c’è la povertà multiforme dei gruppi emarginati, degli anziani e malati, delle vittime del consumismo e, più ancora, quella dei tanti profughi ed emigrati; nei Paesi in via di sviluppo si profilano all’orizzonte crisi drammatiche, se non si prenderanno in tempo misure internazionalmente coordinate”.

La Centesimus annus non lascia dubbi sulla disponibilità della Chiesa a svolgere il suo ruolo nella costruzione di un futuro migliore per la famiglia umana: “A coloro che oggi sono alla ricerca di una nuova e autentica teoria e prassi di liberazione, la Chiesa offre non solo la sua dottrina sociale e, in generale, il suo insegnamento circa la persona redenta in Cristo, ma anche il concreto suo impegno e aiuto per combattere l’emarginazione e la sofferenza”. E ancora: “Per la Chiesa il messaggio sociale del Vangelo non deve essere considerato una teoria, ma prima di tutto un fondamento e una motivazione per l’azione”.

Giovanni Paolo II concludeva affermando: “Questa mia enciclica ha voluto guardare al passato, ma soprattutto è protesa verso il futuro”, nella constatazione che “a cento anni dalla pubblicazione della Rerum novarum la Chiesa si trova tuttora davanti a cose nuove e a nuove sfide”. Perciò, “il centenario deve confermare nell’impegno tutti gli uomini di buona volontà e, in particolare, i credenti”.

(P.I.)