Giubileo 2025

Leone XIV ai politici: “Servite il bene comune”

Il Papa ha accolto in Vaticano parlamentari di 68 Paesi per il Giubileo dei governanti. Nel suo intervento ha ribadito che la politica è una forma alta di carità, esortando a superare le disuguaglianze, tutelare la libertà religiosa, vigilare sull’uso dell’intelligenza artificiale e ispirarsi al modello di san Tommaso Moro

“La politica è una forma alta di carità quando si pone al servizio del bene comune, specialmente dei più deboli”. Con queste parole Leone XIV ha accolto i rappresentanti parlamentari di 68 Paesi riuniti in Aula della Benedizione per il Giubileo dei governanti. Un’occasione, ha detto il Pontefice, “per riflettere sull’impegno politico come espressione concreta dell’amore cristiano”, ricordando che “non è mai teoria, ma segno dell’agire di Dio in favore dell’uomo”. Il Papa ha voluto offrire tre linee di riflessione per una politica autenticamente al servizio della persona e della società: giustizia, dialogo, innovazione. Primo, il richiamo a una maggiore equità sociale: “Si tratta di adoperarsi affinché sia superata l’inaccettabile sproporzione tra una ricchezza posseduta da pochi e una povertà estesa oltremisura”. Una buona politica, ha affermato, può prevenire ingiustizie e conflitti, favorendo “un’equa distribuzione delle risorse” e promuovendo la pace.

Legge naturale e libertà religiosa. Nel secondo punto, il Pontefice ha ribadito l’importanza della libertà religiosa e del dialogo interreligioso, sottolineando che “credere in Dio, con i valori positivi che ne derivano, è nella vita dei singoli e delle comunità una fonte immensa di bene e di verità”. Citando sant’Agostino e Cicerone, Leone XIV ha indicato nella legge naturale “una bussola etica universale” capace di orientare l’azione legislativa anche sulle questioni più intime e controverse.

“La legge naturale non scritta da mani d’uomo, ma riconosciuta come valida universalmente e in ogni tempo, che trova nella stessa natura la sua forma più plausibile e convincente”.

Il riferimento alla Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 è stato presentato come ulteriore fondamento per una politica che metta la persona al centro, riconoscendone la dignità integrale e rispettando la coscienza. “Il rispetto dell’intimo è un pilastro della convivenza democratica”, ha sottolineato.(Foto Vatican Media/SIR)(Foto Vatican Media/SIR)

Tecnologia e responsabilità politica. Infine, Papa Leone XIV ha rivolto lo sguardo al futuro, soffermandosi sull’impatto dell’intelligenza artificiale. “La vita personale vale molto più di un algoritmo”, ha detto, ammonendo contro il rischio di ridurre l’umano a un insieme di dati.

“La memoria dell’IA è statica, mentre quella dell’uomo è creativa, dinamica, generativa”.

Il Papa ha invitato i politici a vigilare affinché “la tecnologia non diventi strumento di controllo o esclusione”, ma resti “al servizio del bene comune e delle giovani generazioni”. Concludendo il suo intervento, ha proposto come modello san Tommaso Moro, definito “martire della libertà e del primato della coscienza”: esempio di una politica vissuta non come professione, ma come missione. “Il suo coraggio – ha detto – sia per ciascuno di voi fonte di ispirazione e progettualità”. E ha invocato su tutti i presenti “le celesti benedizioni” perché il loro servizio “sia segno di pace e speranza”.