Papa Leone XIV

Leone XIV: al Meeting di Rimini, “no all’idolatria del profitto che compromette giustizia e pace”

Nel testo il Pontefice aggiunge: “Per la pace, se non si riesce a far prevalere il dialogo, le comunità religiose e la società civile osino la profezia”

Papa Leone XIV

Disarmata e disarmante, la presenza di cristiani nelle società contemporanee deve tradurre con competenza e immaginazione il Vangelo del Regno in forme di sviluppo alternative alle vie di crescita senza equità e sostenibilità. Per servire il Dio vivente va abbandonata l’idolatria del profitto che ha pesantemente compromesso la giustizia, la libertà di incontro e di scambio, la partecipazione di tutti al bene comune e infine la pace. Una fede che si estranei dalla desertificazione del mondo o che, indirettamente, contribuisca a tollerarla, non sarebbe più sequela di Gesù Cristo”. Così Papa Leone XIV al vescovo di Rimini Nicolò Anselmi, nel messaggio per il 46° Meeting per l’amicizia fra i popoli.

Nel testo a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, riferendosi alla “rivoluzione digitale in corso” che rischia di “accentuare discriminazioni e conflitti”, il Papa invita ad abitarla “con la creatività di chi, obbedendo allo Spirito Santo, non è più schiavo, ma figlio. Allora – conclude – il deserto diventa un giardino e la ‘città di Dio’, preannunciata dai santi, trasfigura i nostri luoghi desolati”.

Non possiamo più permetterci di resistere al Regno di Dio, che è un Regno di pace”. E “là dove i responsabili delle Istituzioni statali e internazionali sembrano non riuscire a far prevalere il diritto, la mediazione e il dialogo, le comunità religiose e la società civile devono osare la profezia. Significa lasciarsi sospingere nel deserto e vedere fin d’ora ciò che può nascere dalle macerie e da tanto, troppo dolore innocente”. Continua Papa Leone XIV.

Il Pontefice esprime apprezzamento per il fatto che che una delle mostre caratterizzanti il Meeting di quest’anno sia dedicata alla testimonianza dei martiri di Algeria. “In essi – afferma – risplende la vocazione della Chiesa ad abitare il deserto in profonda comunione con l’intera umanità, superando i muri di diffidenza che contrappongono le religioni e le culture, nell’imitazione integrale del movimento di incarnazione e di donazione del Figlio di Dio”.

Fondamentale, per Leone XIV, l’opzione per i poveri indicata dal suo predecessore Francesco: “Senza le vittime della storia, senza gli affamati e gli assetati di giustizia, senza gli operatori di pace, senza le vedove e gli orfani, senza i giovani e gli anziani, senza i migranti e i rifugiati, senza il grido di tutta la creazione non avremo mattoni nuovi. Continueremo a inseguire il sogno delirante di Babele, illudendoci che toccare il cielo e farsi un nome sia il solo modo umano di abitare la terra (cfrGen11,1-9). Dal principio, invece, negare le voci altrui e rinunciare a comprendersi sono esperienze fallimentari e disumanizzanti” e ad esse, conclude il Papa, “va opposta la pazienza dell’incontro con un Mistero sempre altro, di cui è segno la differenza di ciascuno”.