Papa Leone XIV

Leone XIV: Corpus Domini, “la fame non è un bisogno che non c’entra con l’annuncio del Regno”

“Con Gesù c’è tutto quello che serve per dare forza e senso alla nostra vita”

Leone XIV (Foto archivio Agensir)

“La fame non è un bisogno che non c’entra con l’annuncio del Regno”. Lo ha detto Leone XIV durante l’omelia del Corpus Domini, celebrato questo pomeriggio nella solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, in piazza San Giovanni in Laterano. Commentando l’episodio evangelico della moltiplicazione dei pani, il Papa ha ricordato che “quando Dio regna, l’uomo è liberato da ogni male” e ha sottolineato che “all’appello della fame, Egli risponde con il segno della condivisione”. Gesù, ha detto il Pontefice, “alza gli occhi, recita la benedizione, spezza il pane e dà da mangiare a tutti i presenti”. La folla, ha proseguito, “rimane ore e ore con Lui”, ascoltando “la buona novella” e sperimentando la “compassione di Gesù per i sofferenti”, che rivela “l’amorevole vicinanza di Dio”. Leone XIV ha messo in guardia da una logica di esclusione: “Anziché condividere, si moltiplica l’avidità”. E ha concluso: “Questa è la logica che salva il popolo affamato: Gesù opera secondo lo stile di Dio, insegnando a fare altrettanto”.

“Con Gesù c’è tutto quello che serve per dare forza e senso alla nostra vita” ha aggiunto il Pontefice sottolineando come “la fame del popolo e il tramonto del sole sono segni di un limite che incombe sul mondo, su ogni creatura”. Ma proprio nell’ora dell’indigenza, ha spiegato, “Gesù resta in mezzo a noi”. Il Papa ha invitato a riconoscere il valore della condivisione: “Per moltiplicare pani e pesci, Gesù divide quelli che ci sono: proprio così bastano per tutti, anzi, sovrabbondano”. Il miracolo, ha osservato, “non inaugura un complesso rituale magico, ma testimonia la riconoscenza verso il Padre, la preghiera filiale di Cristo e la comunione fraterna che lo Spirito Santo sostiene”. Richiamando la necessità della fede, Leone XIV ha criticato “i calcoli dei discepoli” che “palesano invece la loro poca fede”. Infine, un appello alla responsabilità collettiva: “Davanti alla miseria di molti, l’accumulo di pochi è segno di una superbia indifferente, che produce dolore e ingiustizia”.