Toscana

Liberalizzazione senza regole anche per il servizio postale

di Ennio Cicali

«Liberalizzazione selvaggia» anche per le poste. Dal primo gennaio 2009 entrerà in vigore la direttiva europea che prevede l’apertura del mercato postale ai privati senza vincoli e regole che garantiscono la sopravvivenza del “servizio universale”, quello che raggiunge anche i posti più remoti e garantisce le attività in perdita che non potrebbero interessare ad alcun privato, ma che lo Stato tiene in vita grazie a meccanismi di compensazione finanziaria, soprattutto in virtù della propria finalità sociale. Nel caso italiano, il monopolio per le lettere fino a 50 grammi consente all’ente Poste di sovvenzionare il servizio nelle zone disagiate, quelle meno appetibili per il mercato. Il provvedimento comunitario rischia di complicare la già difficile situazione delle poste in Toscana.

Dal 2000 sono circa 50 gli uffici postali chiusi e altri 120 quelli che funzionano a giorni alterni, quasi tutti dislocati in zone disagiate, dal Mugello alla Val d’Orcia, dalla Montagna pistoiese, alla Maremma, alla Garfagnana. Gli ultimi tre a Travale, nel comune di Montieri, Lago Boracifero, a Monterotondo Marittimo, e Canneto di Monteverdi Marittimo. Soppressione o riduzione del servizio che pesano quasi esclusivamente sulla parte più debole della popolazione, in particolare gli anziani che non hanno la possibilità di spostarsi per raggiungere uffici postali spesso distanti vari chilometri dalla loro residenza.

Numerose le iniziative di protesta di enti locali e associazioni per la soppressione dei  piccoli uffici. Nei mesi scorsi l’assessore regionale alle riforme e ai rapporti con gli enti locali, Agostino Fragai, si è incontrato con i dirigenti dell’Ente Poste, per individuare soluzioni alternative. Una soluzione, ha spiegato Fragai, potrebbe essere quella di creare uffici postali in collaborazione con gli enti locali o altre società di servizi: le stesse che gestiscono localmente acqua, gas e rifiuti. Sarebbe così possibile creare sportelli unici in grado di garantire servizi maggiori ai cittadini. Una valutazione se e come questa collaborazione potrà concretizzarsi spetta al tavolo tecnico regionale, di cui fanno parte, con Poste e Regione, anche le associazioni dei comuni, delle province e delle comunità montane.

Nei giorni scorsi i lavoratori aderenti al Slp, il Sindacato lavoratori poste della Cisl, hanno protestato contro la liberalizzazione del mercato postale. «La Cisl – spiega il segretario generale della Cisl toscana, Maurizio Petriccioli – non è contraria alle liberalizzazioni, perché vede in esse l’occasione per migliorare la qualità dei servizi verso i cittadini-utenti. Il caso del servizio postale dimostra però come possano esistere anche forme di liberalizzazione “perversa”, in cui utenti e lavoratori vengono penalizzati a solo vantaggio della finanza e del mercato. La liberalizzazione selvaggia che scatterebbe dal 2009 nel mercato postale rischia di lasciare alcuni cittadini, quelli che vivono fuori dalle città e dai centri abitati principali, privi di un servizio fondamentale come quello postale, perché chi svolgerà il servizio potrebbe trovare non conveniente consegnare la posta in certe aree. Quello che sta avvenendo dimostra come la finanza e il mercato vincano sulla politica, che non riesce a porre regole certe che tutelino le persone, gli utenti del servizio e i lavoratori, e lascia che a prevalere siano solo agli interessi del mercato e delle imprese. La Cisl non vuole difendere i monopoli, ma chiede che i processi di liberalizzazione non vadano a danno degli utenti e dei lavoratori. L’iniziativa della Cisl  punta ad informare e mettere in guardia i cittadini su un rischio che, tra appena 18 mesi, potrebbe divenire realtà». «I lavoratori di Poste Italiane dicono no ad una liberalizzazione senza regole, perché convinti che l’integrazione europea debba garantire le persone, i lavoratori e non solo i mercati – dice il segretario regionale della Slp-Cisl, Vito Romaniello – Dicono no allo sfruttamento, alla concorrenza sleale e al dumping sociale che sono le conseguenze inevitabili di una liberalizzazione selvaggia. È indispensabile quindi che la commissione europea prima di liberalizzare preveda modalità tempi e regole per assicurare a tutti i cittadini, il diritto di ricevere la posta in qualunque luogo essi vivano e a prezzi competitivi».

Quando la posta arrivava col mulo L’ ufficio postale è stato in un certo periodo della storia d’Italia l’avamposto dello Stato, insieme alla caserma dei carabinieri. Gli uffici postali periferici erano dati in concessione dallo Stato a privati che si occupavano del recapito e del ritiro della corrispondenza, della gestione del risparmio e del banco posta, spesso erano alloggiati nella stessa abitazione o nella bottega  di chi gestiva il servizio che, qualche volta,  a questa funzione abbinava un’altra attività. Molte volte procaccia e postini erano «figli d’arte» perchè questo lavoro si tramandava di padre in figlio. Il direttore dell’ufficio postale, come del resto il procaccia o il postino, era il depositario dei «segreti» di molte famiglie, dal libretto di risparmio a situazioni non sempre cristalline. Nel 1947 l’Italia è avviata alla ricostruzione, si decide di dare una struttura aziendale al sistema postale immettendo il personale degli uffici periferici nei ruoli degli impiegati statali, dai direttori degli uffici agli impiegati, ai portalettere rurali. A tutti un regolare stipendio, una chiara situazione assicurativa, cosa che fino ad allora non era stata per tutti, e indennità legate alle funzioni. Ai portalettere rurali è corrisposta una indennità legata alla gita giornaliera e al mezzo impiegato. A molti è pagata l’indennità di bicicletta. Un caso a parte capita in un paese dell’alta Toscana dove il portalettere rurale usava il mulo per la gita quotidiana, caso forse unico in Italia. Come liquidare l’indennità? Per molti dirigenti non era possibile, non esistevano precedenti. Finalmente, dopo lunghi carteggi con il ministero, anche al mulo fu liquidata l’indennità. Cose di un’altra Italia, di un’altra posta.