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Libertà religiosa, l’Ue adotta linee guida. Kek: passo importante

Il Consiglio Affari esteri dell'Unione europea ha adottato le Linee guida dell'Ue sulla libertà di religione o di credo (Forb) a Lussemburgo. Le Linee guida sono il prodotto finale di un lungo processo di studio ed elaborazione al quale hanno attivamente partecipato anche le Chiese europee.

Nel primo punto delle Linee guida si afferma che il diritto alla libertà di pensiero, coscienza, religione o credo è «un diritto fondamentale di ogni essere umano» e riconosce che violazioni e abusi a questo diritto sono commessi in tutte le parti del mondo, «tra cui l’Europa». Con questi orientamenti, l’Ue ribadisce «la sua determinazione a promuovere» la libertà di religione o di credo come un diritto che «deve essere esercitato da chiunque e ovunque, in base ai principi di uguaglianza, non discriminazione e di universalità». L’Unione europea si prende anche l’impegno di «aiutare a prevenire e affrontare le violazioni di questo diritto in modo tempestivo, consistente e coerente».

Un «passo importante» verso il riconoscimento della libertà di religione e credo come «una priorità» della politica estera dell’Unione europea. Così la Commissione «Chiesa e Società» della Conferenza delle Chiese europee che ha sede a Bruxelles, definisce l’adozione ieri delle Linee guida sulla libertà di religione o di credo da parte del Consiglio Affari Esteri dell’Unione europea. La Chiese cristiane che fanno parte della Kek e della Comece hanno giocato un ruolo attivo nel corso della consultazione e della stesura di queste linee guida, dando suggerimenti alla luce della loro esperienza. E’ dello scorso anno per esempio, l’organizzazione di un Seminario di dialogo promosso da Kek e Comece dal titolo «Libertà di religione: un diritto fondamentale in un mondo che cambia rapidamente». Le Chiese – si legge in un comunicato della Kek – hanno sempre sottolineato che «la libertà di religione e credo è un diritto inalienabile di ogni essere umano a prescindere dalla sua religione e dal suo credo». Ed hanno sempre valorizzato il «ruolo cruciale» che le Chiese, le comunità religiose e le organizzazioni della società civile possono giocare per la promozione e la difesa di questo diritto in quanto sono «in diretto contatto con le vittime delle violazioni dei diritti umani».

Per la Kek è importante anche il fatto che con queste linee guida, le chiese, le comunità religiose e le persone al di fuori dei confini dell’Unione europea possono segnalare le violazioni alla libertà di religione o di credo alle delegazioni dell’Ue nei Paesi terzi e in conseguenza delle violazioni segnalate, l’Ue può agire attraverso i meccanismi a sua disposizione, come colloqui bilaterali, iniziative e raccomandazioni. Dal canto loro «le Chiese continueranno a monitorare l’attuazione e la valutazione delle linee guida sulla libertà di religione o di credo, al fine di garantire che queste linee guida siano utilizzate in modo efficace per combattere le violazioni e segnalare i responsabili alla giustizia».