Toscana

LIBIA: JALIL (CNT) A S.EGIDIO, «POPOLO È CON NOI», SÌ A DIALOGO CON CRISTIANI

Il capo dei ribelli libici, Mustafa Abdel Jalil, presidente del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), è stato oggi a pranzo nella sede romana della Comunità di S.Egidio, che ha fatto da tramite per il primo incontro con il governo italiano. “Ci è sembrato una persona molto saggia, spirituale, un uomo che cerca la pace, aperto al dialogo con il mondo cristiano – riferisce al SIR Vittorio Scelzo, della Comunità di S.Egidio -. Ci ha raccontato una situazione terribile, soprattutto a Misurata, che ha definito una città martire e paragonato a Srebrenica. L’assedio dei lealisti è talmente grave che stanno provando addirittura ad inquinare l’acqua”. I ribelli stanno chiedendo alle persone a Tripoli, soprattutto ai giovani, di “essere molto calmi e prudenti – prosegue – e questo ci è apparso saggio. La gente sarebbe pronta all’insurrezione, ma in questo momento sarebbe repressa in maniera violentissima e diventerebbe un bagno di sangue”. Nonostante i duri attacchi da parte dei lealisti fedeli a Gheddafi, i ribelli “confidano nel fatto che il Paese è dalla parte loro”. “Jalil ha la sensazione di essere sostenuto dalla popolazione – racconta Scelzo – e che Gheddafi non abbia più la possibilità di tenere sotto controllo il Paese. Sarebbero anche favorevoli all’esilio, il problema è che Gheddafi non manifesta nessuna intenzione di andarsene”. Dall’incontro, continua il rappresentante della Comunità di S.Egidio, è emerso “come il dialogo interreligioso sia legato alla pace. Nel futuro della Libia c’è una necessità di dialogo. C’è la volontà, da parte della nuova classe dirigente libica, di avere una porta aperta con il mondo cristiano. La richiesta più esplicita che ci ha fatto è: pregate per noi”. Sul fatto che la rivolta sia armata, e non totalmente pacifica come in Egitto e Tunisia, il capo dei ribelli si è giustificato così: “I giovani libici hanno iniziato a manifestare. Contro queste manifestazioni qualcuno ha sparato e noi ci siamo difesi. Ma la scelta delle armi non è stata una nostra scelta”. Jalil, riferisce ancora Scelzo, ha avuto perfino “parole di comprensione nei confronti dei lealisti. Ha detto di conoscere molte persone che in questo momento non lasciano Gheddafi perché sono costrette e minacciate. I ribelli non vogliono la morte di nessuno, nemmeno di Gheddafi. Ha fatto un discorso compassionevole”. La Comunità di S.Egidio sta prendendo contatti per valutare la possibilità di “portare aiuti umanitari e favorire il dialogo in qualsiasi modo”.Sir