Prato

L’India funestata dal Covid, sei suore di Iolo positive a Cochin

Ci sono sei suore Domenicane di Iolo positive al Covid a Cochin in India. Per fortuna sono in via di guarigione e le loro condizioni di salute sono sostanzialmente buone. In questi giorni il grande Paese asiatico è alle prese con una situazione drammatica: sono oltre 16 milioni i contagiati e i nuovi casi sono centinaia di migliaia ogni giorno.

La zona più colpita è quella dell’India del nord, mentre il Kerala, la regione dove si trova Cochin, nella parte sud-ovest del Paese, sta vivendo una realtà molto diversa. «Lì c’è una situazione migliore – dice madre Paola Collotto, priora di Villa Martelli, sempre in contatto con Cochin – chi si ammala viene curato, mentre in altre zone manca il necessario e la gente muore». A Cochin c’è il Rosary convent, la prima missione all’estero delle suore fondate a Iolo da don Didaco Bessi, e su 35 religiose, sono sei le domenicane che hanno contratto il Covid la scorsa settimana. «In attesa della loro guarigione, sono state sistemate nella struttura vicina che solitamente accoglie gli ospiti, lì ci sono camere singole con bagno, ambienti idonei per far vivere in isolamento le suore malate», aggiunge madre Paola. Alcune delle religiose colpite dal Coronavirus sono insegnanti nella scuola della missione, altre si occupano delle adozioni e girano i villaggi per assistere le famiglie bisognose. Che la situazione in questa parte dell’India sia completamente diversa da quella del nord lo dimostra anche il fatto che molti sono già stati vaccinati. Qui la campagna vaccinale ha riguardato i maggiori di 45 anni e ha coperto un certo numero di persone, le scorte sono finite in tre giorni, quindi molti hanno ricevuto la loro dose, ma tantissimi altri sono rimasti fuori. Una delle suore positive aveva fatto il vaccino due settimane prima della scoperta del contagio, le altre invece sono under 45 e non erano state immunizzate.

Viene dal Kerala anche don Abramo Vettumparapill, parroco di Sant’Antonio a Reggiana. «Sono di Thiruvalla, una grande città con pochi abitanti; lì il virus si è diffuso molto meno rispetto al nord – spiega il sacerdote – e c’è l’ossigeno per chi ne ha bisogno. Ho otto fratelli, che per fortuna stanno tutti bene, e sta bene anche la nostra mamma, di 94 anni». I familiari di don Abramo si sono tutti vaccinati privatamente, «farlo nel pubblico ci avrebbe costretto ad aspettare, così abbiamo pagato 20 euro per ogni dose di Pfizer». Purtroppo don Abramo ha perso molti amici sacerdoti, ma anche laici, che vivono nel nord e che sono stati falciati dal Covid.

A Prato, provenienti dall’India, ci sono anche don Sebastian, vice parroco di Mezzana, don Reji, vice parroco a Maliseti, don Saju, vice parroco al Soccorso e i collaboratori di Santa Maria delle Carceri don Alex e don Raul. Sono tutti originari del Kerala e le loro famiglie al momento non registrano particolari difficoltà legate alla pandemia.