Vita Chiesa

Livorno, insieme per vivere la Chiesa

di Nicola Sangiacomo

«Insieme, per vivere la Chiesa», su questo tema si è incontrata la Chiesa livornese nell’annuale convegno pastorale. Comunione e corresponsabilità sono state le coordinate su cui si è articolata la riflessione che quest’anno è stata presieduta dall’amministratore diocesano, monsignor Paolo Razzauti, dal momento che la diocesi è ancora in attesa della nomina del nuovo Vescovo, dopo la partenza di monsignor Coletti alla volta di Como.

Il tema è stato introdotto da Fabio Pizzul, giornalista e, da cinque anni, presidente dell’Azione Cattolica di Milano; un cristiano laico che ha guidato l’assemblea alla riscoperta di alcuni dei valori su cui si fonda il modello di Chiesa pensato dal Concilio Vaticano II: partecipazione, collaborazione, comunione, diversità di carismi, corresponsabilità di tutto il popolo dei battezzati nell’unica missione della Chiesa. Lo ha fatto con uno stile brillante e fondando ogni sua affermazione sulla Parola di Dio. Particolarmente appassionato è stato l’appello finale alla comunità cristiana a non piangersi addosso, ma a saper valorizzare completamente le tante realtà di testimonianza bella e coraggiosa che esistono un po’ dovunque nella Chiesa.

La seconda giornata si è sviluppata intorno ad un’analisi della realtà locale; hanno introdotto la riflessione due interventi molto apprezzati: il primo di don Raffaello Schiavone, docente di teologia morale e parroco a San Pietro e Paolo, il secondo di Mauro Nobili, imprenditore e direttore della Caritas diocesana. La parola chiave dei due interventi è stata insieme, un termine profondamente ecclesiale, che caratterizza la missione del popolo di Dio.

Don Schiavone sull’icona evangelica del capitolo 21 di Giovanni ha costruito una meditazione sul modo di vivere la Chiesa, evidenziando come molti degli atteggiamenti dei discepoli possano rimandare a situazioni che accadono ancora oggi: «bisogna vigilare perché non prevalgano tentazioni di attivismo; talora si formano dei gruppuscoli intorno a dei leaders del momento; tante volte ci prende lo scoraggiamento, ci sentiamo inutili». L’arrivo di Gesù trasforma la realtà delle nostre comunità: «il Risorto non si è dimenticato di noi, nell’obbedienza alla sua Parola ascoltata e pregata insieme, troveremo entusiasmo e coraggio; ci lasceremo plasmare dalla Parola per realizzare la nostra vocazione alla santità; faremo spazio a tutti perché chiunque possa esprimere i propri talenti e contribuire ad edificare la Chiesa».

Mauro Nobili ha offerto una rilettura di alcuni aspetti dei documenti della Chiesa sul tema della corresponsabilità e della comunione; una riflessione finalizzata a provocare un esame di coscienza ecclesiale, su come la comunità diocesana vive il modello di Chiesa che scaturisce da questo ricco magistero, integrato, a Livorno, dai documenti scaturiti dai due Sinodi diocesani post – conciliari.

Il direttore della Caritas diocesana ha così lanciato una serie di domande alla Chiesa di Livorno, che tendevano a far emergere prassi di comunione già esistenti, o tentativi di collegamento ecclesiale ancora da sperimentare fino in fondo, o percorsi pastorali che tendessero a valorizzare il sacerdozio comune dei battezzati. A conclusione della sua riflessione, Nobili ha rilanciato una delle mete raggiunte dalla riflessione del IV Sinodo diocesano (quello conosciuto come Sinodo con i giovani): la sinodalità come dimensione essenziale e permanente della comunità diocesana.

La due giorni di riflessione si è conclusa con l’intervento di sintesi di monsignor Razzauti, che ha richiamato la Chiesa livornese a concentrarsi sulla missione di annunciare il Vangelo e comunicare la gioia del Cristo risorto. Ha invitato i presenti a riscoprire e a far riscoprire il senso di appartenenza alla Chiesa, ad essere testimoni della fede in un mondo che cambia, ad edificare una Chiesa che sia amica dell’uomo e segno di speranza e profezia per tutta la società. Ha quindi indicato nella formazione e nell’impegno educativo una delle grandi sfide attuali per la Chiesa di Livorno: una formazione che non deve essere indirizzata solo ai ragazzi o ai giovani, ma deve essere rivolta anche al mondo adulto, valorizzandone il dialogo, la maturità, l’esperienza e la cultura.