Italia

Loppiano Lab: mille laboratori per un’altra Italia

di Francesco Châtel

In una realtà che si presenta spesso frammentata e sofferente, in continua tensione tra interessi locali e continentali, tra rigore e sviluppo, tra persona e società, la terza edizione di LoppianoLab – dal 20 al 23 settembre nella cittadella toscana dei Focolari – ha offerto motivi di speranza ai tanti partecipanti e a quanti hanno seguito l’evento attraverso le notizie e le dirette trasmesse via internet in ogni parte del globo.

Quattro i promotori di questa iniziativa che di anno in anno coinvolge sempre più cittadini, esperti, professionisti dei più diversi campi, accumunati dalla passione per la partecipazione civile e dalla ricerca di innovative strategie per il crescere del bene comune nel nostro Paese ed oltre: il gruppo editoriale Città Nuova, il Polo Bonfanti, l’Istituto Universitario Sophia e la cittadella di Loppiano. Tutte realtà vive e operanti nella realtà quotidiana che non hanno voluto creare un evento isolato od una expo dei buoni propositi, ma offrire una sorta di grande piazza dove gli innumerevoli «laboratori» che operano tutto l’anno possano arricchirsi nel comune dialogo e crescere in sinergie.

Pur nell’impossibilità di trasmettere la ricchezza di vita e di riflessione che ognuno degli appuntamenti – alcune decine tra tavole rotonde, laboratori, presentazioni di libri, convegni tematici – ha offerto in questi giorni, bastava osservare la vivacità di scambio che ha rallegrato ogni sala, strada, prato di Loppiano per testimoniare una scommessa vinta. Non certo per il fatto di aver raggiunto soluzioni particolari, ma per aver ritrovato in questa rete di rapporti e di potenzialità, una spinta anti sfiducia che ha donato nuovo vigore anche ai moltissimi giovani presenti. «Occorre rischiare, scommettere non solo sui giovani ma con i giovani», diceva all’apertura Piero Coda, preside dell’Istituto Universitario Sophia, e così è stato: sono stati proprio gli under 30 i protagonisti di tanti momenti significativi.

A loro e con loro, diverse realtà aziendali, associative e della cooperazione hanno lanciato un ventaglio di iniziative calibrate sulle esigenze e le problematiche del territorio nazionale. Tra queste l’attività dell’incubatore, servizio offerto presso il polo Bonfanti che ha sostenuto nell’anno e mezzo di attività 52 tra startup (periodo di avvio di una nuova impresa) e idee imprenditoriali in gran parte giovanili. O il «Progetto Policoro» che da 17 anni favorisce l’inserimento lavorativo di migliaia di giovani del Sud e che ha scelto il Polo come luogo di formazione per gli animatori. Scottanti ed attuali anche i temi toccati in altri laboratori: legge elettorale, educazione, legalità, comunicazione, energie rinnovabili, il «fine-vita»…

Nel pomeriggio del sabato, punto di confluenza di tutte queste riflessioni è stato l’appuntamento in plenaria per confrontarsi su «Italia Europa. Un unico cantiere tra giovani, lavoro, innovazione» con un vivace confronto con Tiziana Ferrario (giornalista del TG1), Paolo Ponzano (consigliere per la Commissione Europea), Stefano Zamagni (economista), che hanno dialogato con alcuni giovani che con coraggio hanno espresso il loro sogno di «far risorgere il proprio territorio». Presenti autorità civili e religiose tra i quali il vescovo di Fiesole, mons. Mario Meini.

È seguita la presentazione, in prima nazionale del libro-intervista alla Presidente dei Focolari: «La scommessa di Emmaus, cosa fanno e cosa pensano i focolarini nel dopo Chiara Lubich».  Maria Voce ha dialogato con Lucetta Scaraffia (storica ed editorialista dell’Osservatore Romano) e Marco Politi (scrittore ed editorialista de Il Fatto Quotidiano) che hanno ripercorso i tanti temi presenti nel libro intervista, toccando le grandi questioni della chiesa e della società: il  ruolo della donna, l’impegno dei laici cattolici, la visibilità dei Focolari oggi, il problema ecumenico, il dialogo interreligioso e i rapporti con i «diversamente credenti».

Concludendo un’ora intensa e avvincente, Maria Voce ha invitato i membri dei Focolari ad un impegno totalitario: «È questo il momento di offrire il nostro modo di evangelizzare, la nostra testimonianza, la nostra vita, la nostra parola, senza temere di trovare una resistenza. Sono convinta che Dio conduce la storia, e allora di cosa abbiamo paura? Non ci teniamo a farci pubblicità, desideriamo piuttosto che le persone conoscano quel tanto di incisività positiva che riusciamo a mettere nelle realtà umane».

Quando i cittadini prendono in mano il Paese

La vita è stata la protagonista dei tanti laboratori di questo terzo appuntamento nazionale, testimoniando l’impegno di singoli e collettività su più fronti nel rispondere alle sfide dell’oggi: insegnati e studenti, cittadini e politici, esperti e ragazzi, imprenditori e lavoratori…

Davanti allo stallo della politica, stimolanti sono state le testimonianze di chi si impegna, fin da giovane (come le centinaia di partecipanti alle Scuole di partecipazione politica), al servizio del bene comune, dando così il proprio contributo a «ricostruire una relazione sana tra istituzioni, cittadini e Parlamento per rinsaldare l’alleanza tra eletto ed elettore – come ha affermato un alto funzionario del Governo – essendo cittadini pro-politica, accanto e non contro i politici». Ma anche toccante l’entusiasmo con cui i molti bambini presenti, impegnati anch’essi in più laboratori, hanno costruito una loro città, modello di convivenza, chiamandolo «Paese della felicità» ed impegnandosi nella vendita di marmellate e frutta secca per aiutare i loro amici dell’Emilia terremotata.

Attualissime, in epoca di emergenza educativa, le esperienze di insegnanti ed educatori, in particolare di quanti si spendono per una vitale educazione interculturale quale risposta all’incontro/scontro delle diverse culture in vista di un mondo realmente fraterno.

Interessanti le iniziative per una nuova comunicazione che hanno toccato realtà diverse: dai laboratori civici, all’uso critico dei media, fino ad un progetto europeo che ha visto giovani italiani in partnership con coetanei di altre quattro nazioni. Al mondo dei media era dedicato anche un workshop per i ragazzi che hanno preparato con grande impegno e serietà un loro giornalino sull’avvenimento.

Sei minuti di applausi e una standing ovation hanno sottolineato, nel laboratorio sulla legalità, il coraggio di voler essere un’altra Italia. Molte le storie di lotta e speranza come quella di Giuseppe Gatti, magistrato sotto scorta del pool anti-mafia di Bari e di Salvatore Cantone, imprenditore impegnato in prima linea con un’associazione anti-racket, che hanno messo in luce che solo dalla fraternità può nascere una nuova legalità.

«Per fare l’imprenditore nel casertano – ha raccontato Antonio Diana, titolare della Erreplast, un’azienda di Gricignano d’Aversa che si occupa del riciclo di materie plastiche – bisogna superare evidenti ostacoli. Manca un quadro di riferimento chiaro, un modello di sviluppo. E c’è l’ingerenza della camorra». Nella terra dove domina il clan dei Casalesi e dove le strade sono invase dalla spazzatura, Antonio risponde con il lavoro quotidiano, insieme al fratello Nicola. E per le sue attività nel riciclo dei rifiuti, nel 2010 è stato nominato da Legambiente ambientalista dell’anno.

Il padre Mario Diana è stato ammazzato dal clan nel 1985 perché, da imprenditore, non volle piegarsi al volere della cosca. «Pesano più gli atti concreti che le parole – spiega Antonio – il dolore si porta dentro». Ma l’amore sincero per la gente della propria terra li ha fatti proseguire, superando l’idea di mollare e credendo che «si possa fare impresa dalle nostre parti», con scelte precise e controcorrente, semi di un mondo diverso.