Opinioni & Commenti

L’ora di religione, una scelta per persone libere

Cari genitori e cari studenti, perdonate il tono affettuoso della lettera che idealmente vi invio pur senza conoscervi di persona. V’immagino in tanti, con gli occhi posati sulla pagina del giornale. Come ben sapete, nei prossimi giorni vi attende una scelta delicata e impegnativa.

Il 12 febbraio scade il termine per iscriversi all’anno scolastico 2011/2012 ed entro quella data si dovrà indicare se avvalersi o no dell’insegnamento della religione.

Mi permetto di ricordarvi che la «scelta» va fatta con la consapevolezza che questa materia è una disciplina scolastica a tutti gli effetti e non è destinata solo a chi è credente. La religione nella scuola non è, infatti, catechismo ma cultura. È vero che i contenuti sembrano simili; c’è, però, una differenza di prospettiva: là si vuole rafforzare la fede, qui comunicare contenuti, allargando l’orizzonte delle conoscenze, anche attraverso il confronto con esperienze religiose diverse dal cristianesimo. Quindi cari genitori, se coltivate scrupoli per la libertà di coscienza, non temete: i vostri figli sono al sicuro, nessuno vuole «indottrinarli».

E voi studenti, – mi rivolgo soprattutto a chi proviene da un Paese straniero – state tranquilli: l’ora di religione è un’occasione unica per conoscere culture diverse, attraverso l’approfondimento delle radici sulle quali è fiorita la civiltà europea. Potremo paragonarla, per usare un’espressione biblica, al «cortile dei gentili», uno spazio aperto, luogo di incontro e confronto, frutto di una scelta libera, fatta da persone libere che non hanno paura di esplorare la dimensione religiosa dell’umanità, scritta nel cuore di ogni uomo e mai soffocata, nonostante in molti abbiano tentato di cancellarla, anche con metodi coercitivi. Sappiate cari genitori e cari studenti, che l’ora di religione non è la cattedra del moralismo. È semmai il momento per scoprire che le cosiddette «regole», su cui sono costruite le società, sono messe lì per custodire un «valore».

Infine lasciatemi spendere una parola per gli insegnanti di religione: non sono, come qualcuno vorrebbe, degli «untori» che diffondono chissà quale morbo. Al pari degli altri colleghi, sono professionisti della scuola che lavorano con scienza e coscienza, delegati dalla Chiesa a trasmettere un sapere che ha, nella figura di Cristo, il punto di sintesi universale.

Buona scelta!

Renato Bruschi