Lettere in redazione

Luoghi di dialogo per i cattolici

Caro Direttore,con molta gioia ho letto su «Toscanaoggi» del 4 novembre scorso, i due autorevoli interventi (di Bartolozzi e Passaleva) concordi nella condanna del manifesto contro l’omofobia promossa dalla Regione Toscana. Due politici schierati con alleanze opposte, ma animati dalla stessa passione alla verità, si sono indignati di fronte a questo oltraggio e hanno, da cristiani e da cittadini, proclamato pubblicamente la loro contrarietà. È raro che cristiani di parti politicamente opposte si ritrovino a difendere gli stessi valori, pur provenendo dalla stessa cultura: troppo spesso il tatticismo politico ha la meglio sulla difesa della verità. La campagna che ha partorito il manifesto in questione, non nasce dal niente: tre anni fa la Regione Toscana ha approvato una legge sull’orientamento sessuale, che, secondo tale legge, non avviene al momento del concepimento, ma lo si può scegliere alla maggiore età. Questa attuale campagna con manifesti pubblici era inserita nelle azioni da promuovere. Quando la legge fu approvata non ci fu una corale indignazione né da parte dei cattolici presenti nelle istituzioni regionali né dall’opinione pubblica.Anche alla luce di questa esperienza credo che sia sempre più necessario creare dei momenti di riflessione comuni per i cattolici impegnati in politica, intorno ai grandi temi su cui il cristiano non può scendere a patteggiamenti. Per tanti anni il mondo cattolico ha avuto l’urgenza del dialogo con chi culturalmente era lontano, ma allora perché non ricominciare a dialogare fra cattolici, prima di tutto sui grandi temi di identità, ma anche sulle diverse opzioni sulle diverse questioni (casa, scuola, sanità, ambiente)? Impariamo a conoscerci, a rispettarci, a parlare fra di noi ricordandoci che nessuno può lanciare anatemi a qualcuno perché si è schierato con Berlusconi o con Prodi o con nessuno dei due. Questo confronto-incontro sul manifesto in questione ha trovato un luogo naturale in «Toscanaoggi», spero che continui su altri temi. Benedetta CuccuiniFiesole (Fi)

Credo anch’io, cara Benedetta, che, oltre al necessario «dialogo con chi culturalmente ci è lontano», oggi sia ancor più necessario un sereno confronto e una riflessione comune tra i cattolici che fanno politica proprio perché la diversa collocazione, di per sé lecita, non determini anche una dannosa diaspora culturale. Certo il confronto investe principalmente quei temi «eticamente sensibili» e «non negoziabili», ma anche altri come la casa, il lavoro, l’accoglienza, anch’essi importanti perché segnano e caratterizzano una società che noi vogliamo sempre più a misura d’uomo.

Questo confronto necessita però di luoghi e di opportunità che lo promuovano e lo facilitino. In quest’ottica si collocano le Settimane sociali che a livello nazionale sono per i cattolici italiani un momento alto di riflessione comune sulle problematiche che ci interpellano come credenti.

Quella di quest’anno che si è tenuta a Pistoia e a Pisa dal 18 al 21 ottobre ha registrato, intorno all’idea forte del bene comune e alle sue implicanze etiche, un convergere significativo e soprattutto un reciproco rispetto tra cattolici che hanno fatto scelte politiche diverse. In Toscana è attivo fin dal 2001 il Collegamento sociale cristiano, sorto proprio per collegare, pur nel rispetto delle singole appartenenze, i cattolici impegnati in politica perché siano – secondo il pensiero di mons. Simoni che ne è l’animatore – «liberi ma non dispersi».

Anche un giornale però può contribuire a questo scopo se sa offrirsi come luogo dove possono confrontarsi, e in qualche misura ritrovarsi, le varie sensibilità socio politiche. Credo che in questi anni Toscanaoggi abbia sempre cercato di svolgere questo compito, non certo perché «spazio neutro» – il settimanale ha, come è giusto, una sua linea – ma perché crede che il dialogo intraecclesiale sia oggi fondamentale. E non solo sui temi socio-politici.