TSD Arezzo
Mappe 85 – La scelta tra futuro-promessa e futuro-minaccia

Se vogliamo capire cosa rende possibile pensare al futuro come promessa forse è bene andare a vedere due momenti chiave del secolo scorso. Il Novecento non è stato un secolo molto tranquillo, specialmente se lo interpretiamo nella versione del “secolo breve” 1914-1989. Eppure ci sono stati almeno due periodi di fiducia nel futuro, due periodi che hanno generato futuro in termini di cultura, di civiltà, di economia. Ma non dappertutto e non allo stesso modo. Anni Trenta. Gli Usa vivono drammaticamente il disastro della Grande Depressione del 1929, pagando un prezzo sociale altissimo. Europa e America vivono entrambe la crisi. Tuttavia c’è una differenza fondamentale nel modo di reagire, Negli Usa gli stimoli emozionali scatenati dal 1929 riescono a generare desiderio di futuro. In Europa invece dominano le paure collettive, il desiderio di un dux, un Führer , un piccolo padre, un caudillo cui affidarsi ciecamente, pronti a scambiare l’autodeterminazione e la libertà con una sicurezza illusoria. Anni Sessanta. Si pensa al futuro come qualcosa di possibile quando ci si accorge che le cose progettate in effetti accadono, tutto sommato anche in tempi brevi. Quando Kennedy nel 1961 promette che gli Usa invieranno un americano sulla Luna facendolo tornare sano e salvo, appare molto temerario. Gli Usa sono in ritardo tecnologico sull’Urss, non hanno ancora fatto neppure un vero volo orbitale. Eppure nel 1969 la promessa viene mantenuta. Era possibile immaginare un futuro che diventava realtà nel presente che avremmo abitato a breve, non nel futuro remoto. Questo modello non valeva solo per i viaggi spaziali. Anche nell’immaginario della cultura pop gli anni Sessanta passano come quelli dell’ottimismo, dello sviluppo e del futuro.
In onda il 19 settembre 2013