Scuola e università
Maturità 2025. Maccioni: “Fate parlare il cuore!”
Tra le tracce oggi della prima prova di italiano, c’è anche un editoriale di Avvenire a firma di Riccardo Maccioni, dal titolo “Rispetto”

“Non sapevo assolutamente niente. Sono allibito. Stamattina quando è uscita la prima Ansa con il mio nome tra le tracce della maturità, ha cominciato a squillare il telefono. Avrò ricevuto 100 messaggi in 5 minuti”. Esprime “stupore” Riccardo Maccioni, già giornalista di Avvenire, che con il suo editoriale “Rispetto”, pubblicato il 17 dicembre 2024, appare tra le tracce su cui questa mattina 500mila ragazzi e ragazze in tutta Italia e in tutte le scuole si stanno cimentando per la prima prova di italiana. “Una notizia inaspettata”, racconta Maccioni. “Una collega mi ha scritto: ‘Sei nelle tracce della maturità’. E io ho detto: ‘Ma stai scherzando?’. Quando poi ho saputo che ero in compagnia di autori come Pasolini, Tomasi di Lampedusa, Telmo Pievani, Borsellino… mi sono sentito piccolo di fronte a questi giganti del pensiero”. “Oggi più che mai, è necessario riscoprire il valore del rispetto, educare al rispetto, praticare il rispetto. Solo così potremo costruire una società più giusta, più umana, più solidale. Solo così potremo restituire senso e dignità alla nostra vita e alla medesima lingua umana”, scriveva Maccioni nell’articolo che ora è tra le mani degli studenti.
Cosa vorresti che i ragazzi scrivessero sul tuo testo?
Vorrei innanzitutto che fossero stimolati in qualche modo e venissero invogliati a far parlare il cuore. Al di là delle frasi fatte e al di là delle definizioni letterarie.
Alla base di questo lavoro, c’è soprattutto la necessità di recuperare l’umanità, un valore di cui abbiamo più bisogno in questo momento e che stiamo perdendo. A partire proprio dal verbo “respicere”, che vuol dire guardare all’indietro, andare in profondità, non dimenticare mai che tutte le cose che facciamo, che diciamo e che scriviamo hanno sempre a che fare con altre persone.
Perché, secondo te, hanno scelto proprio questa traccia?
Chi ha un po’ di sensibilità, si sta accorgendo che ci stiamo tutti un pochino incattivendo. Sia nella terminologia che utilizziamo sia nei gesti che compiamo. C’è una aggressività soprattutto verbale. Il rispetto, se applicato e vissuto, serve proprio a riconsiderare il fatto che siamo tutti parte di una stessa famiglia umana. Riguarda anche noi che facciamo questo mestiere: dietro ogni storia che raccontiamo, ogni vicenda he seguiamo, ogni episodio che scriviamo, c’è sempre una persona. E questo, secondo me, troppo spesso ce lo dimentichiamo. Ritorna la centralità della persona e quindi l’umanità che ci accomuna tutti.
Borsellino – ed è un’altra traccia della maturità – nonostante tutto, scriveva “I giovani, la mia speranza”. C’è speranza nei giovani?
Credo proprio di sì. Non sono affatto un catastrofista né un nostalgico. Non credo assolutamente che noi fossimo meglio dei ragazzi di oggi che anzi, secondo me, ci stanno insegnando alcune cose.
Ci stanno insegnando, per esempio, la capacità di vivere la precarietà. Probabilmente li attende un periodo di precariato lavorativo ma questa prospettiva la stanno affrontando con grande coraggio, dandosi anche molto da fare. Non è vero che i ragazzi di oggi sono pigri o che non hanno voglia di fare. Ci stanno insegnando anche il valore della condivisione, mettendo in atto in diversi modi la cultura dello sharing, e il valore la bellezza della terra che abitiamo. E non credo neanche che i giovani oggi siano nell’uso delle parole più aggressivi di noi adulti, perché da questo punto di vista, noi adulti non diamo grandissimi esempi, a cominciare dai vertici più alti.
Quale augurio di futuro vorresti dare ai 500.000 ragazzi e ragazze che oggi concludono un pezzo della loro vita?
Auguro loro di poter fare nella vita quello che più amano fare. Molti di loro continueranno probabilmente a studiare e ci sarà qualcuno che indica loro strade che sembrano dare maggiori prospettive di lavoro che non corrispondono però alle loro aspirazioni più profonde. Vorrei incoraggiarli invece a seguire il loro cuore e riuscire a fare le cose che più piacciono.
Perché se fai le cose che ti appassionano e sono ritagliate su di te, poi riesci ad essere anche una persona migliore.