Italia

Meeting di Rimini, i giovani non si arrendono

La “letizia dei volontari”. In una settimana scandita da più di cento incontri, mostre e spettacoli, dall’andirivieni di politici e importanti uomini d’affari, per Giorgio Vittadini, fondatore ed ex presidente della Compagnia delle Opere attualmente alla guida della Fondazione per la Sussidiarietà, è questo il segno più importante della XXXII edizione del Meeting di Rimini (“E l’esistenza diventa un’immensa certezza”) che si è concluso ieri. Il SIR lo ha intervistato per provare a tracciarne un primo bilancio.

Presidente, è proprio questa la nota più bella?“Questa letizia, anche dei volontari impegnati nei compiti più umili come le pulizie, è il segno della fede, di una ragione che da risposte alla vita andando al di là del successo, della carriera o dei soldi. La certezza di cui si parla nei grandi incontri, di cui ha parlato anche il Presidente Napolitano, nasce da questo umile segno”. Proprio il Presidente della Repubblica ha aperto il Meeting con un richiamo forte alla responsabilità. A colpire, oltre alle sue parole, è stata la calorosa accoglienza da parte di tutti. Il suo messaggio è stato recepito?“Ci sono persone che l’hanno recepito, che sentono questo richiamo al Bene Comune. Lo dimostrano i tanti che continuano a fare il proprio dovere, a costruire l’Italia giorno dopo giorno. Tra questi – penso sia il messaggio più forte che viene dal Meeting – ci sono i giovani che sono trattati malissimo dalla politica e da tutte le istituzioni attuali, ma nonostante questo non smettono di impegnarsi e costruire, anche se trovare spazio è difficilissimo”. Sono questi giovani i veri protagonisti del Meeting?“Assolutamente. L’età media dei partecipanti è stata molto bassa. Gran parte dei volontari sono universitari o studenti delle superiori. Questo dimostra che nonostante le istituzioni non diano delle risposte, se io vivo un ideale comunque non mi arrendo e cerco la mia strada senza cedere al lamento o allo scetticismo”. Guardando a questa realtà, crede che l’immagine dei giovani si falsata?“L’ho detto al primo giorno prendendo ad esempio l’esperienza dei giovani alla Gmg di Madrid con il Papa. Quando i giovani sono educati ad un ideale, i giovani rispondono. Pensiamo a quei due milioni di giovani, ordinati e costruttivi, anche di fronte alla tempesta. Sono stati alcuni di loro a raccontare come la presenza del Papa catalizzasse questa capacità di sacrificio. Questo significa che bisogna avere il coraggio, in senso positivo, di sfidare i giovani, proporre un ideale più alto”. Venendo al tema del Meeting: “E l’esistenza diventa un’immensa certezza”, il filosofo Hadjadj ha affermato: “La notte dei nostri tempi ci chiama ad un’altra aurora. Non si tratta di una fuga in una trascendenza che disprezza la terra, come nel fondamentalismo, ma della missione di rischiarare la terra, non a partire da un avvenire utopico, ma a partire dall’eterno”. Una missione non facile, da dove partire?“La terra è stata rischiarata dalla resurrezione, ma come ci insegna la Chiesa e su questo insisteva don Giussani, non si tratta di una resurrezione di due mila anni fa, ma di una resurrezione che è adesso. Lo ha detto anche il card. Tettamanzi parlando di san Carlo Borromeo. Abbiamo ascoltato tante testimonianze non passate sotto i riflettori, come quelle di Guido Piccarolo impegnato negli Usa con i reduci di Iraq e Afghanistan o la famiglia dei coniugi di Bruxelles che hanno accolto la vita della piccola Giulia nonostante la diagnosi di una malformazione e il parere contrario dei medici. Questi fatti sono come segni di un mondo che è rischiarato anche nelle condizioni più difficili”. Storie che hanno però faticato ad uscire dai padiglioni della Fiera. Guardando ai Media si è parlato – salvo eccezioni – quasi esclusivamente dei politici in visita. Questo è un impoverimento dell’esperienza del Meeting?“Questo è un impoverimento della realtà. Si torna al solito problema: cosa fa notizia? E’ proprio vero che solo quelle sono le notizie. I media cattolici hanno parlato anche di altro; lo hanno fatto perché sono buoni o perché quelle sono notizie che dovrebbero interessare anche gli altri. L’arrivo di mussulmani, tra questi anche rappresentanti dei fratelli mussulmani, che dialogano con cristiani, ortodossi e anglicani, non è una notizia? Perché restare sempre all’aspetto negativo o al contingente. C’è una distorsione che non capisco, come se i direttori di certi giornali fossero convinti che la notizia debba essere per forza qualcosa che riguarda la lotta per il potere in senso partitico neanche politico. Sono sicuro che il lettore rimarrebbe colpito da queste storie, il problema sono io che decido di non farglielo sapere. Bisogna raccontare che c’è un mondo diverso in atto, scrivere queste storie serve a dare speranza alla gente”. Calato il sipario da domani da dove si riparte?“Si ricomincia a lavorare e a vivere dove si è. Se torniamo all’esempio dei volontari dimostrano come ci sia la possibilità di dare il proprio contributo, di esprimersi e di vivere in ogni posto. Il Meeting non è il Paese dei balocchi che si ritrova una volta all’anno, ma è semplicemente la punta di un iceberg di un’esperienza che vive dove io vivo”.a cura di Michele Luppi – inviato SIR al Meeting di Rimini