Italia

Meeting di Rimini, la libertà più difficile

Religione e religiosità sono state al centro, a Rimini, della seconda giornata (20 agosto) del Meeting per l’amicizia fra i popoli.

Mai così in alto. All’appuntamento su “libertà religiosa: il principio e le sue conseguenze” Chrysostomos II, arcivescovo ortodosso di Nova Justiniana e di Cipro, è intervenuto sui “significati multiformi” della libertà, sottolineando come “quella interiore sia la più difficile da ottenere, perché servono lo sforzo spirituale della preghiera e la cultura etica. Senza di essa non esisterebbe la forza esteriore. Ma per ottenere la libertà interiore abbiamo bisogno dell’ausilio di Dio”. “Oggi in Europa e negli Stati Uniti”, ha proseguito l’arcivescovo ortodosso, “gli uomini possono beneficiare della libertà religiosa come individui o gruppi, e anche promuoverla. Il frutto di tutto ciò è la creazione della splendida cultura cristiana che ha posto il timbro nei diversi settori della cultura. Ma il mondo non è solo l’America con l’Europa: a Cipro, ad esempio, le violazioni della libertà religiosa non si sono susseguite mai come nell’ultimo mezzo secolo. La Turchia – ha raccontato – caccia le popolazioni cristiane, imponendo variazioni nella toponomastica e avanzando pretese secessioniste. Ha spogliato l’isola dei suoi tesori ecclesiastici, rimosso mosaici e affreschi per rivenderli all’estero. Il valore umano non è mai stato in alto così come nel cristianesimo: la nostra è un’isola cristiana, tutto questo provoca molto dolore e indicibile sofferenza”.

Nella diversità, valori comuni. “Se il Medio Oriente non fosse il mosaico di culture che è, non sarebbe il paese che amiamo”, ha detto Salman Shaikh, direttore del Brookings Doha Center, organismo del Qatar attivo nella mediazione dei conflitti. “Un milione di cristiani – ha raccontato – ha abbandonato l’Iraq dopo l’invasione americana del 2003. Minoranze e sostenitori laici temono l’autoritarismo islamista”, specialmente ora che il Medio Oriente “si è imbarcato in dibattiti sul ruolo dell’individuo e della donna, sulla libertà d’espressione e di religione”. Anche se è difficile, l’invito è a “supportare il cambiamento senza voltargli le spalle, senza avere paura della realtà che prende forma”, ha detto Shaik, annunciando che nelle prossime settimane farà parte, al Cairo, di un comitato per promuovere la transazione post-Assad in Siria: “Dobbiamo stare addosso ai leader – ha concluso – per incoraggiarli a seguire valori comuni pur nel rispetto della diversità”.

Qualcosa che va oltre. Dell’essenza di “homo religiosus” e di “una nuova antropologia religiosa fondamentale” ha parlato in videomessaggio il card. Julien Ries, docente emerito di Storia delle religioni all’università Cattolica belga di Louvain-la-Neuve: “L’uomo moderno è ansioso. Un uomo che non sa più dove porsi. Vede il caos del mondo perché non trova punti di riferimento”. Entra in gioco, così, il concetto di “ierofanìa”, ossia la manifestazione del sacro: “Il sacro è trascendenza”, ha spiegato, “dunque una realtà che, nonostante oltrepassi questo mondo, si manifesta. Quando l’uomo vede una statua di Cristo o Budda, quando assiste a un evento religioso, sente che lì c’è qualcosa che va oltre ciò che accade ordinariamente nel mondo. Ecco che diventa religioso, per il contatto con un evento che gli mostra la trascendenza”. Nella ierofanìa opera “un gioco della coscienza” oggi ostacolato dallo smarrimento dell’uomo, che “non riflette su idee fondamentali come il sacro, l’aldilà, la creazione del mondo, Cristo: pertanto occorre generare dei giovani che vanno nel mondo con questo messaggio, e risveglino la trascendenza”. Se l’homo religiosus “scopre il sacro”, l’uomo a-religiosus, ha concluso, “perde il senso dell’esistenza”.

Spalancare le finestre sul mondo. Abate del Muryoko-in Temple e professore dell’Università del Monte Koya, Shodo Habukawa si è soffermato sull’incontro tra l’io e il mistero, che “avviene come qualcosa di inaspettato e permette all’uomo di comprendere ogni cosa. Il messaggio del mistero può essere afferrato non attraverso le lettere delle parole umane, ma grazie a qualcosa di molto più profondo la cui voce arriva direttamente al cuore dell’uomo”. Secondo don Stefano Alberto, docente di Teologia alla Cattolica di Milano, “ogni uomo è destinato a diventare religioso ma molti non trovano il cammino. L’homo religioso – ha proseguito – rappresenta l’unica possibilità del fondamento della libertà”, ma anche l’homo a-religiosus “attinge in segreto ugualmente alle risorse di Dio”. La “vera urgenza”, per il teologo, è dunque “tornare a spalancare le finestre” per “vedere la vastità del mondo”, “aprire il cuore al reale” e “imparare a usare tutto questo in modo giusto”.

a cura di Lorena Leonardi, inviata Sir al Meeting di Rimini