Italia

Meeting di Rimini, l’infinito è nell’oggi

«Tutte le immagini portano scritto “più in là”». È un verso tratto dagli «Ossi di seppia» di Eugenio Montale, ed Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, intervistata da Lorena Leonardi, la adopera per spiegare al Sir in che modo “La natura dell’uomo è rapporto con l’infinito”, tema al centro della XXXIII edizione del Meeting, dal 19 al 25 agosto a Rimini. Quasi 4.000 i volontari impegnati, ospiti da tutto il mondo, in programma oltre 100 convegni, 10 mostre, 26 spettacoli, 10 eventi sportivi. L’incontro inaugurale, “I giovani per la crescita”, vedrà la presenza del presidente del Consiglio Mario Monti. Tra gli altri eventi, il convegno “Homo Religiosus”, con il card. Julien Ries e il monaco buddhista Shodo Habukawa, abate del Tempio Muryoko-in. Sul tema del Meeting rifletterà il rettore dell’Università San Dámaso di Madrid, Javier Prades López, mentre l’astronauta Paolo Nespoli racconterà la sua esperienza nello spazio. “Europa, democrazia e libertà religiosa” sarà il tema di un incontro con il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz. Su politica internazionale e libertà interverranno il card. Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso; il presidente dell’assemblea generale Onu, Nassir Abdulaziz Al-Nasse; il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi. Per info: www.meetingrimini.org.

Come va interpretata la parola “infinito”, presente nel tema del Meeting?

“L’unica esperienza che l’uomo fa dell’infinito è la statura infinita delle sue esigenze: nessun oggetto appaga fino in fondo il suo desiderio di amore, di felicità, di giustizia. Nelle circostanze della vita, nel rapporto con la realtà l’uomo scopre di essere costituito da questo desiderio infinito. È qualcosa che l’uomo non può negare, anzi negarlo sarebbe irragionevole, perché è la sua vera natura. Questa tensione insita nel suo cuore è talmente strutturale che quando l’uomo incontra l’Infinito, Dio, la tensione non si placa, ma la vita diventa un appassionato cammino a voler conoscere sempre di più Colui dal quale si è stati afferrati”.

In quali direzioni verrà indagato il rapporto dell’uomo con l’infinito?

“Vorremmo mostrare come il rapporto con l’infinito non sia una questione sentimentale, a lato della vita reale, ma come, al contrario, esso determini un’antropologia e una concezione della realtà più umane, capaci di superare riduzioni naturalistiche, attingendo invece a quella concezione di natura e di ragione aperte al linguaggio dell’Essere, cui Benedetto XVI continuamente richiama. Se siamo in crisi è proprio perché ci siamo abituati a concepire l’uomo ‘ridotto’. Tutto ciò sarà evidente nell’approccio a tematiche quali le neuroscienze, la genetica, il diritto, la politica, l’educazione, l’impresa, la ricerca scientifica. E inoltre il Meeting documenterà come questa natura dell’uomo, questo punto che lo muove, che don Giussani ci ha insegnato a chiamare cuore, è talmente comune a tutti gli uomini da generare quel miracolo di amicizia tra persone di fedi e culture diverse, di cui sono esempio il rapporto con gli amici musulmani dell’Egitto, i monaci buddhisti del Giappone, gli amici libanesi della compagnia Caracalla protagonisti dello spettacolo inaugurale”.

L’idea di “infinito” si misura con problemi concreti quali la crisi, l’occupazione, i giovani, l’ambiente, l’integrazione… Come è possibile coniugare l’infinito con questi problemi di tutti i giorni?

“L’infinito è già dentro la realtà! La questione è riconoscerlo. Non mollare sul desiderio è il primo modo per affermare l’infinito. La mostra sui giovani che proponiamo quest’anno sarà l’esempio di questo: persone che prendendo sul serio il proprio desiderio hanno accesso una scintilla in loro e nel loro ambiente. Uomini consapevoli di essere definiti dal rapporto con l’infinito affrontano i problemi della vita certi che non sono i padroni della realtà e che lo scopo dell’agire non è ultimamente né un potere né un’egemonia, come recentemente don Julián Carrón ha ricordato nella sua lettera a ‘La Repubblica’. Vivono la tensione a riconoscere il valore di chi è diverso, anzi amano chi è portatore di una diversa identità in quanto essa provoca ad approfondire la ragionevolezza della propria identità. La coscienza del rapporto con l’infinito rende più liberi, quindi più intelligenti e capaci di affrontare i problemi e le questioni della vita”.

Questo Meeting si tiene alla vigilia del 50° dell’inizio del Concilio. Si può dire che anche il Meeting ha radici nel Concilio? Quali le più forti?

“È stato Giovanni Paolo II ad aiutarci a capire quali radici la nostra esperienza e la nostra manifestazione avessero nell’ecclesiologia conciliare. Rispondendo ad alcune domande al termine del suo discorso al Meeting nel 1982 disse che il Vaticano II aveva mostrato la Chiesa come popolo che cammina, la Chiesa come grande missione della verità, della carità, del bene, del vero. E aveva aggiunto che il Meeting in qualche modo esprime questa missione della Chiesa cercando d’incarnare l’opera della salvezza e di renderla presente tra gli uomini”.

La chiusura del Meeting si aggancia al Meeting Cairo: in che relazione si pongono i due appuntamenti?

“Il Meeting Cairo è un’iniziativa autonoma rispetto al Meeting di Rimini, voluta dagli amici egiziani che, dopo avere incontrato la nostra esperienza, hanno desiderato riproporla nel loro Paese. È tuttora per noi motivo di stupore che persone musulmane siano rimaste così colpite dall’incontro con una realtà come la nostra, al punto di affermare che l’incontro con noi è stato origine di un risveglio del loro desiderio e della loro speranza”.