Toscana

MEETING SAN ROSSORE, CARD. PIOVANELLI INTERVISTATO DA MARTINI SU RAPPORTO FEDE E RAGIONE

«Ognuno dei due resti nel suo campo e nessuno dei due strumentalizzi il campo altrui». È la “ricetta” del cardinale Silvano Piovanelli, arcivescovo emerito di Firenze, per regolare i rapporti tra fede e ragione anche sullo sfondo di una lotta comune contro ogni forma di razzismo. Piovanelli, “intervistato” dal presidente della Regione Toscana Claudio Martini, ha più volte insistito proprio sulla distinzione delle sfere per affrontare argomenti all’apparenza in contrasto reciproco. «Nell’anno dedicato a San Paolo – ha aggiunto – ricordo che proprio l’apostolo delle genti, figlio di tre distinte culture, seppe distinguere le ragioni della fede dalle questioni dell’appartenenza. E questa grande lezione paolina costituisce un buon punto di partenza anche per un oggi così grave; complesso». Aggiunto che la religione non può essere motivo di contrasto («Se non viene strumentalizzata è proprio la religione che ti chiede di incontrarti con l’altro, non certo di combatterlo»), il cardinale – replicando a una sottolineatura di Martini sul rapporto fra identità e diversità – ha aggiunto che «conoscere gli altri aumenta la nostra capacità di conoscere meglio noi stessi». Non si può certo – ha proseguito – «dire no all’Islam né impedire che i fedeli di quella religione abbiano loro luoghi di culto. Se in politica valgono le ragioni della reciprocità, nella Chiesa ciò è meno vero: non si può, ad esempio, dire che noi facciamo costruire una moschea se altrove ci fanno costruire una chiesa».Al presidente Martini che lo sollecitava su “un possibile punto di equilibrio tra identità e diversità”, il cardinale ha fornito tre punti “francescani” citando il colloquio fra il santo di Assisi e il sultano. «Presentarsi agli altri con mano disarmata; avere un pensiero trasparente; non dimenticare la volontà di far crescere l’altro».Altri punti toccati nel singolare confronto sotto la tenda di San Rossore fra un politico e un cardinale hanno riguardato le povertà («L’evangelica beatitudine dei poveri non vuol certo dire un invito a tenere in miseria gli uomini, ma la sottolineatura di quanto sia importante un atteggiamento di distacco e di sobrietà dai beni materiali»), il razzismo storico («non possiamo essere cristiani se non siamo contro ogni forma di razzismo»), i rigugiti razzistici contemporanei («nonostante tutto, il popolo è più sensibile di ciò che non si pensi, l’umanità vera è più bella di ciò che non appare dai giornali»). Il confronto doveva vedere la presenza anche del premio Nobel Dario Fo e del segretario del Partito Democratico Walter Veltroni, ma entrambi sono stati costretti per motivi personali a non poter partecipare. E Claudio Martini ha concordato con la proposta di Piovanelli rispetto al titolo iniziale del confronto (“Politica, fede e ragione contro ogni razzismo”). «Vedrei meglio se partissimo dalla ragione; al primo posto – ha detto Piovanelli – metterei proprio la ragione. Gli uomini sono chiamati a mettersi insieme: questo è il progetto di Dio, ma se ci pensiamo bene è anche la ragione dell’umanità». (cs – Mauro Banchini)