Toscana

Mida, appuntamento con l’artigianato di qualità

Fino al 1° maggio la Fortezza da Basso a Firenze ospita l'88ª Mostra internazionale dell'artigianato che fa registrare una crescita del 25 per cento degli espositori. Parla Lorenzo Becattini, presidente di Firenze Fiera

Una vecchietta ancora arzilla nonostante l’età. Non ha dubbi Lorenzo Becattini, presidente di Firenze Fiera, nel presentare la Mostra internazionale dell’artigianato, o Mida che dir si voglia, che si svolge alla Fortezza da Basso di Firenze da oggi al 1° maggio. Lo abbiamo contattato per fare il punto su questo importante evento della primavera fiorentina e toscana, che si avvicina ormai alla novantesima edizione.

«Mida compie 88 anni e si può dire che li porta bene. Anche perché – afferma Becattini – è ripartita bene, soprattutto dopo la pausa forzata del Covid, e quest’anno è in netta crescita perché ci saranno oltre 500 espositori rispetto ai circa 400 dello scorso anno, quindi il 25 per cento in più».

Presidente Becattini, negli ultimi anni prima del Covid il numero degli espositori aveva fatto segnare una diminuzione; si trattava di una scelta di qualità?

«Prima che arrivassi io, la Fiera è stata interessata da un piano di ristrutturazione. I miei predecessori convennero, intorno al 2018-2019, sulla necessità di ritrovare un’anima più artigiana alla Mida, tant’è che nel 2019 gli espositori diminuirono perché venne fatta la scelta di escludere coloro che non avevano le caratteristiche dell’artigianalità. Questa è stata la ragione; c’era un disegno di portare più qualità rispetto alla quantità. Poi nel 2020 e 2021 la mostra non si è potuta tenere in presenza: nel 2021 abbiamo fatto solo un’esperienza su piattaforma, successivamente è sempre cresciuta e per il 2024 abbiamo avuto come dicevo prima questo salto del 25 per cento in più degli espositori. Mida quindi è in crescita, gli espositori sono circa 530».

È una mostra dell’artigianato ma al tempo stesso una mostra sull’artigianato: oltre all’aspetto mercato e vetrina c’è anche quello culturale, cui pare che quest’anno sia stata dedicata particolare attenzione. È così?

«Il focus, il centro è la presenza dei nostri artigiani della provincia di Firenze che sono sostenuti anche economicamente nella locazione degli spazi da parte della Camera di commercio, poi c’è l’artigianato toscano e italiano ma siamo anche cresciuti con l’artigianato internazionale perché i Paesi rappresentati, che l’anno scorso erano 28, già tanti, quest’anno diventano 32. Questo è nel dna della Fiera perché gli espositori internazionali erano presenti anche nelle prime edizioni e poi intorno al 1952 la mostra diventò internazionale a pieno titolo, ebbe questa qualifica che ha mantenuto fino a oggi. Il tema degli aspetti culturali è molto presente grazie a una trama di relazioni che Firenze fiera intesse non solo con i partner istituzionali ma anche con Fondazione Cassa di Risparmio e Oma, con Artex, Archivio del Consiglio regionale e Archivio del Maggio musicale, tanto per fare degli esempi; quindi c’è in effetti questo tentativo di dare un valore culturale anche a un’esperienza fieristica che mette in scena l’artigianato».

Quali le novità principali che presenta la mostra 2024?

«Partiamo dalle cose formali per andare a quelle più sostanziali. Intanto per la prima volta la Fiera ha una certificazione (ISO 20121) come evento sostenibile. Nelle attività espositive cresce la domanda di eventi sostenibili e cioè che abbiano attenzione alla parte green, all’economia circolare e via dicendo. Una novità importante dell’edizione 2024 è quindi questa certificazione della Fiera come evento sostenibile. Poi abbiamo anche la presenza di una delegazione di espositori cinesi e di ben 25 artigiane egiziane, quindi l’anima internazionale quest’anno si rafforza. La grande novità è la nona edizione del “Salone dell’arte e del restauro” che si tiene dentro la Fortezza e dentro Mida e che si svolge nella Sala delle Colonne e dell’Arco con la partecipazione del ministero della Cultura italiana. Poi grazie alla Camera di commercio abbiamo sempre “Firenze città del restauro” e la presenza di laboratori nei quali i bambini possono giocare e divertirsi alla Palazzina Lorenese: laboratori con maestri artigiani per adulti e bambini. Inoltre ospitiamo la seconda edizione di “Abita”, la mostra del vivere oggi sull’arredo e su quello che riguarda le nostre case. E non va dimenticata la presenza di giovani generazioni che ritrovano nell’artigianato lavoro, grinta e passione».

A quali numero di visitatori puntate quest’anno?

«Lo scorso anno furono registrate 65 mila presenze. Vorremmo andare un po’ oltre considerando anche il fatto che gli espositori sono aumentati. Siamo fiduciosi e speriamo di essere assistiti anche dal tempo bello che è una componente importante in una fiera rappresentata non solo da capannoni chiusi, data la multiformità dei nostri padiglioni. Non siamo una delle grandi fiere italiane standardizzate, qui abbiamo tanti siti differenti, sedi belle e antiche. Facciamo la mostra dell’eccellenza artigiana di Firenze e la facciamo in un luogo magico; è in città dal 1934 ed è qualcosa di importante».

Anche quest’anno non manca uno spazio dedicato al gusto, inteso come ulteriore branca dell’artigianato. Ma non si tratta di un settore già un po’ inflazionato?

«No, ci piace portarlo dentro alla mostra, fare qualche assaggio delizioso che magari incrementa il giudizio positivo sull’esposizione. Abbiamo selezionato una serie di aziende artigianali del settore alimentare e ci sarà una sorta di cooking show con degustazioni: pensiamo sia bello fare piccole cose con grazia, che possono far divertire le persone che vengono alla mostra anche attraverso il palato».

Per tante iniziative si parla ormai di un pre-Covid e un post-Covid. Per la mostra quali diversità si possono sottolineare, anche dal punto di vista organizzativo?

«Oggi Firenze Fiera si pone al centro nel costruire il suo evento attraverso sinergie e relazioni con il sistema città o con il sistema metropolitano, non è che facciamo tutto noi. Abbiamo collaborazioni istituzionali ma anche una serie di bracci operativi che si chiamano Artex, Oma eccetera: tutti cooperano e collaborano per poter tenere insieme questa cosa; è un gioco di squadra che bisogna far crescere sempre di più. Attraverso tutte le collaborazioni viene fuori un’opera che è come una partitura con tanti strumenti».

Tra gli eventi collaterali colpisce la mostra dedicata alla Notte stellata di Van Gogh: come mai questa scelta?

«Si tratta di un’iniziativa portata avanti da Artex, che consiste nella riproduzione tessile in tre grandi riquadri di questo celeberrimo capolavoro, realizzata negli anni del lockdown da una collettiva che cura l’arte tessile e che si chiama Feltrosa: è una cosa che impreziosisce il Cavaniglia, che è il padiglione per eccellenza dell’artigianato di qualità italiano e internazionale, ed è una curiosità in più che offriamo ai visitatori della Fiera».

La mostra è aperta tutti i giorni dalle 10 alle 20.

Info: 055-4973237

info@firenzefiera.it