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MIGRANTES: MARTINO (APOSTOLATO DEL MARE), L’IDENTIKIT DEL MARITTIMO

I marittimi sono “seri lavoratori”, “abili professionisti”, in maggioranza giovani che “parlano lingue diverse, hanno culture differenti” e vivono “fedi molteplici” ma “hanno tutti lo stesso cuore, la stessa dignità e gli stessi diritti”. Questo l’identikit del marittimo tracciato questa mattina da don Giacomo Martino, direttore dell’Apostolato del mare ed aereo della Fondazione Migrantes durante il convegno dei direttori regionali in corso a Roma (fino al 20). Nel suo intervento don Martino ha ricordato le parole pronunciate in occasione della Giornata Mondiale del Migrante da Papa Benedetto XVI che ha riservato il suo pensiero ai marittimi e ai pescatori che “vivono da qualche tempo maggiori disagi” come le “restrizioni per scendere a terra e accogliere a bordo i cappellani”. Persone – ha detto don Martino – di cui “nessuno parla mai perché non li vediamo, perché non possono entrare nelle nostre città, perché sarebbero sempre stranieri in ogni porto”. Il sacerdote ha ricordato le navi abbandonate nei porti italiani e di tutto il mondo con a bordo “carichi di umanità anch’essa abbandonata”: solo in Italia ci sono una decina di navi con equipaggi sequestrati. Attualmente – ha spiegato – ci sono circa 150 persone che “non possono scendere nemmeno sulla banchina. E sono situazioni che possono protrarsi per mesi”.Don Martino ha spiegato che la Chiesa, “anche se incontra difficoltà a salire a bordo, non ha intenzione di lasciare questo popolo alla deriva”. Da qui l’impegno con le “Stella Maris”, con oltre 300 centri cattolici in tutto il mondo che offrono “senza distinzioni di razza, cultura o religione una accoglienza familiare anche per le poche ore di sosta”. In Italia si contano 30 centri “Stella Maris”, con circa 350 volontari e alcuni diaconi. Volontari che quotidianamente visitano i marittimi sulle navi, e rappresentano “soprattutto un amico con cui parlare, sfogarsi o pregare insieme”. Il direttore dell’Apostolato del Mare della Migrantes ha ricordato anche l’esperienza dei cappellani a bordo sulle navi passeggeri: “un modo per essere missionari cioè mandati a condividere nei lunghi mesi di imbarco la vita della gente di mare”. Nel corso della mattinata altro momento è stato riservato al “welfare del mare” durante il quale si è parlato del “Progetto per il Welfare per la gente di mare” con il quale si vuole dare “un impulso” ai soggetti giuridici: il Comitato Nazionale per il Welfare della Gente di Mare e la Federazione Nazionale Stella Maris. Il convegno prevede oggi un incontro con la Commissione per le Migrazioni della Cei e domani le esperienze dei coordinatori nazionali delle comunità etniche in Italia.Sir