Toscana

Misericordie, mons. Agostinelli: “Fare del bene senza autocompiacersi è la ragion d’essere della Misericordia e dei suoi volontari”

Un’assemblea importante, poiché ha visto l’insediamento del neo presidente Domenico Giani, eletto il 20 giugno scorso.

«Fare del bene senza autocompiacersi, in fondo, è la ragion d’essere della Misericordia e dei suoi volontari. Gli antichi Confratelli indossavano una veste particolare, la “buffa”, proprio perché il bene che uno compie deve essere fatto senza cercare l’autogratificazione» ha spiegato Agostinelli.  «Bisogna aiutare gli altri seguendo lo Spirito Santo, che è lo Spirito e la Logica di Dio, con umiltà ed evitando di credersi migliori solo perché si fa del bene; in caso contrario faremmo del male alla Misericordia: lavoreremmo per “ucciderla” se omettessimo l’impegno di conservare lo Spirito del Signore e cedessimo secolarismo, in questi tempi purtroppo sempre più potente».

Il vescovo ha aggiunto, quindi, che «i volontari dovranno essere animati dalla speranza e dalla consapevolezza del ruolo e dell’importanza della Misericordia – l’associazione più antica del mondo – all’interno della società. Se mancasse questa consapevolezza – ha continuato – la Confraternita diventerebbe come le altre associazioni filantropiche che operano nel suo stesso campo. Perderebbe quella peculiarità che ne incarna l’anima, ossia avere una presenza gratificante anche per coloro che sono soccorsi. E questo compito lo può assolvere solo chi opera con lo spirito del Signore. Mi auguro che questa consapevolezza accompagni i nostri volontari e li spinga sempre più a pensare e a rispondere a quella che è la volontà del Signore».

Per quanto riguarda le sfide del futuro, non si può non guardare alle difficoltà generate dall’emergenza Covid, mesi tragici in cui i Confratelli sono stati chiamati in causa e hanno risposto sempre presente, ma che secondo Agostinelli hanno portato anche a una riflessione sulla direzione dell’impegno della Misericordia.

«È stato un anno e mezzo complicatissimo e devo dire grazie a chi ci ha preceduto se siamo riusciti a venirne fuori o almeno a rimettere in sesto le situazioni pericolanti che ci siamo trovati ad affrontare – ha affermato –. Oggi possiamo dire che il cammino può esser ripreso con un più ottimismo rispetto a un anno e mezzo fa. Certo, dovremo lavorare alacremente perché i problemi che si profilano all’orizzonte non sono di poco conto, sarà necessario che le persone si rimbocchino le maniche, portino competenza e agiscano con solidarietà reciproca.  Non si opera da lavoratori solitari, facendo ognuno la sua parte ma cercando di emarginare gli altri. Si lavora insieme, come una squadra».

Il primo obiettivo del nuovo consiglio nazionale e del nuovo consiglio di presidenza, dunque, sarà cercare di far lavorare assieme le persone, con grande attenzione alla competenza, per poi dare un input alla formazione dei volontari, che in Italia sono circa 800 mila. 

«Una formazione – aggiunge Agostinelli – che non sia solo tecnica, ma anche e soprattutto di carattere umano e spirituale, perché la Misericordia ha queste origini e noi non le possiamo tradire: è nata dalla volontà di persone umili che sono state mosse all’azione dopo l’ascolto di una pagina del Vangelo. La Fede senza le opere è una mera ideologia, è morta, come dice l’apostolo Giacomo».

Inoltre, la Misericordia oltre ad avere piena consapevolezza del tempo presente, dovrà allungare lo sguardo in direzione dei bisogni del futuro: «le Misericordie sono nate in seguito a necessità “materiali” urgenti, come assistere malati e seppellire i morti, tuttavia – conclude il vescovo emerito di Prato – oggi esistono anche tanti altri problemi di carattere sociale; la Misericordia dovrà confrontarsi con questi, perché la sua funzione è sopperire ai bisogni reali dell’uomo di oggi».