Toscana

Misericordie, un volontariato con l’«anima»

di Riccardo Bigi

«Il volontariato, oggi, spesso è molto qualificato, ha una altissima formazione tecnica e professionale. Ma realtà come le Misericordie non devono dimenticare di curare, per i propri confratelli, anche la formazione umana e spirituale. Non farlo significherebbe tradire la propria storia. È giusto curare la veste professionale, ma senza perdere l’anima». Il vescovo di Grosseto, Franco Agostinelli, da alcuni anni è anche guida spirituale della Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia. Un incarico che lo ha portato a effettuare un «giro d’Italia» toccando tutte le regioni in cui le Misericordie sono più presenti (Roma, Venezia, Milano, oltre ad alcune zone del Sud) per incontrare i «correttori» ovvero i sacerdoti che curano l’assistenza spirituale delle varie confraternite.

Un giro che si è concluso venerdì scorso a Principina, nella sua diocesi di Grosseto, dove si è svolto l’incontro con i correttori delle Misericordie toscane. «Ho voluto lasciare la Toscana per ultima – spiega Agostinelli – per concludere proprio in questa terra, dove le Misericordie sono nate e dove sono più diffuse, un percorso che vuol essere anche un ritorno alle radici».

Una figura, quella del correttore, che fa parte della storia delle Misericordie fin dalla loro origine: «Non dobbiamo nasconderci però – spiega Agostinelli – che oggi ci sono confraternite in cui questa figura non è presente, o partecipa solo a uno o due incontri l’anno. Oppure ci possono essere casi in cui i rapporti tra il correttore e il governatore, ossia il responsabile della confraternita, sono difficili. Non è interessante vedere le cause o le responsabilità di queste situazioni, è importante piuttosto ritrovare i giusti equilibri». Perché le Misericordie, è bene ricordarlo, nascono come associazioni di laici: «Questo è un valore, un punto di forza da rispettare, non si deve certo farle diventare realtà clericali. Ma il correttore, per sua stessa definizione, deve contribuire a “mantenere la rotta” perché la Misericordia non finisca per deviare rispetto alla sua storia».

Quali sono, in questo senso, i rischi? «Viviamo tempi particolari – afferma il Vescovo di Grosseto – e il pericolo di derive secolariste è forte. Le Misericordie devono essere anche un luogo di formazione umana e di formazione cristiana, senza negare o nascondere la propria identità». Su questo, spiega Agostinelli, le confraternite si trovano oggi ad affrontare anche situazioni nuove: «Ad esempio, la presenza tra i fratelli di persone che si dichiarano atee, o che appartengono ad altre religioni. Una presenza che deve essere accolta; allo stesso tempo però queste persone devono essere ben consapevoli che il contesto in cui operano è un contesto cattolico».

 l compito dei correttori deve essere quindi quello di richiamare le Misericordie all’impegno ecclesiale: «ad esempio, sarebbe opportuno che in una parrocchia dove è presente la Misericordia questa fosse rappresentata nel Consiglio pastorale, per poter dare il proprio contributo alla vita della comunità». Alle varie confraternite poi è richiesto anche un impegno politico: «Non nel senso che debbano avere legami con i partiti, ma che devono offrire idee e contributi per il bene comune». E infine, l’impegno sociale: «Misericordia non può significare solo l’ambulanza o il carro funebre, deve voler dire anche rispondere a tanti bisogni, a tante povertà materiali ma anche di etiche o morali che vediamo intorno a noi». C’è da sottolineare, poi, il ruolo educativo che il volontariato può avere per i giovani: «È vero che in alcune confraternite, purtroppo, si vedono soprattutto capelli bianchi. Far crescere nei giovani il senso della condivisione, del fare qualcosa per gli altri, della carità cristiana è un obiettivo importante. D’altra parte la testimonianza della carità fa parte della storia del cristianesimo fin dalle sue origini: le Misericordie non sono un fenomeno isolato ma fanno parte di un patrimonio di tradizioni, di cultura, di scelte che è importante per la Chiesa e che va valorizzato e tenuto vivo».

La storia però deve anche fare i conti con il presente: oggi le leggi sempre più complesse, i compiti sempre più qualificati che le aziende sanitarie richiedono alle Misericordie, la necessità di affrontare richieste sempre nuove spingono le confraternite verso una crescente professionalizzazione. «Questo è nei fatti  – afferma monsignor Agostinelli – ma non si deve dimenticare la Misericordia, da sempre, si regge sul volontariato. Se da un lato è necessario darsi un’organizzazione di tipo aziendale, dall’altro bisogna ricordare i valori della gratuità e del servizio: l’importante è questi aspetti siano sempre nel giusto equilibrio».

C’è poi un altro tema che il Vescovo di Grosseto si è trovato ad affrontare in questo suo ruolo di guida spirituale della Confederazione delle Misericordie, ed è quello dell’unità: «Purtroppo si assiste anche in questo mondo a fenomeni di divisione, che sono spesso legati ad aspetti economici o alla difficoltà nei rapporti personali. Questo dispiace perché le Misericordie vengono tutte da una stessa radice, e se non coltivano questa identità che le accomuna rischiano di assimilarsi ad altre associazioni assistenziali». Il messaggio di Agostinelli allora è: «Riproviamoci. Fra l’altro devo anche testimoniare che, incontrando i correttori, noto un rinnovato interesse del mondo ecclesiale verso le Misericordie, che a volte sono state percepite come un corpo estraneo rispetto alle parrocchie o alla vita della Chiesa: adesso invece c’è molta attenzione, spero che questo consenta di avviare un cammino proficuo per tutti».