Mondo
Moldova: sì a Europa e democrazia
Nonostante allarmi bombe e attacchi hacker il partito europeista di Maia Sandu ha ottenuto la maggioranza

Alla fine i moldavi hanno deciso. Il partito europeista guidato dalla presidente Maia Sandu ha conquistato una nuova maggioranza ottenendo oltre il 50 per cento nelle elezioni parlamentari, considerate decisive per l’avvicinamento del Paese all’Unione europea. La tensione è stata alta per tutta la giornata elettorale tra attacchi hacker e allarmi bomba, addirittura anche nei seggi elettorali in Romania, Spagna, Italia e Stati Uniti. L’augurio della piccola chiesa cattolica di Moldova: “abbattere le povertà per garantire che l’ingresso in Europa sia davvero un’opportunità per tutti, vissuta in modo libero e democratico”.
La tensione è stata alta per tutta la giornata elettorale di ieri, domenica 28 settembre. Tra attacchi hacker e allarmi bomba, addirittura anche nei seggi elettorali in Romania, Spagna, Italia e Stati Uniti. La polizia ha arrestato tre persone, accusate di voler provocare “destabilizzazioni e disordini di massa”. Durante le perquisizioni sono stati rinvenuti materiali pirotecnici e infiammabili destinati a creare panico. Ma alla fine i moldavi hanno deciso. Il partito europeista guidato dalla presidente Maia Sandu ha conquistato una nuova maggioranza ottenendo oltre il 50 per cento nelle elezioni parlamentari, considerate decisive per l’avvicinamento del Paese all’Unione europea. Il Partito azione e solidarietà (Pas) si è attestato al 50,03 per cento per cento, lasciando dietro di sé le forze filorusse, guidate dal Blocco patriottico che ha ottenuto il 24,26 per cento. “Questo risultato indica chiaramente che il cammino verso l’integrazione europea, con tutto ciò che comporta, è ormai tracciato”, commenta da Chisinau mons. Cesare Lodeserto. “Il voto ha anche lanciato un segnale forte a quella realtà filorussa che ha cercato in tutti i modi di riportare la Moldova a una condizione passata. Allo stesso tempo, questa volontà popolare così chiara, forte e decisa rappresenta anche un motivo di serenità per l’Ucraina che può contare su un vicino che si è schierato dalla parte della pace e dell’Europa”.
Ma le proteste non si sono placate. L’oppositore filorusso Igor Dodon ha invitato i sostenitori a radunarsi davanti al Parlamento per “difendere la vittoria” prima della proclamazione ufficiale. “La Moldova non è un paese diviso”, precisa a questo proposito il sacerdote italiano fidei donum a Chisinau, che spiega: “gli oppositori non hanno ottenuto una percentuale tale da poter essere considerati una forza di opposizione significativa”. “Finché il comitato elettorale non avrà completato la verifica e confermato la regolarità del voto, è giusto che chi non condivide il risultato mantenga una posizione critica — ma sempre nel rispetto delle regole e senza creare disordini. Una volta che la commissione elettorale avrà ufficializzato l’esito, l’opposizione dovrà accettare il verdetto e comprendere che il luogo per fare politica è il Parlamento”.
“Come insegna la democrazia, l’opposizione si esercita attraverso il confronto istituzionale, non nelle piazze con il rischio di fomentare tensioni”.
La tensione è stata alta per tutta la giornata elettorale. Il leader del Pas, Igor Grosu, ha parlato di “tentativi enormi da parte della Russia di dirottare il voto”, sottolineando che le istituzioni moldave hanno lavorato per garantire sicurezza e regolarità. Mosca ovviamente ha respinto tutte le accuse, definendole “infondate”.
“Intanto, va detto che la democrazia ha vinto”, ribadisce Lodeserto. “Oltre il 50% degli aventi diritto si è recato alle urne, e questo è un dato fondamentale. È aumentata anche la partecipazione rispetto alle precedenti tornate elettorali. Certo – aggiunge -, nella giornata di ieri è successo di tutto: si parla di oltre 400 allarmi bomba, persino in Italia nei seggi dove si votava. La rete Internet ha subito continui disturbi, e molti di noi hanno avuto difficoltà a lavorare online. Tutto questo ha rappresentato una serie di interferenze mirate chiaramente a destabilizzare il processo elettorale. Eppure, nonostante tutto, la democrazia ha prevalso. Resta una democrazia giovane, che deve ancora crescere e maturare ma la libertà del voto è stata garantita, e su questo non ci sono dubbi”.
La piccola Chiesa moldava ha seguito con attenzione questa delicata fase del Paese. “Non facciamo politica”, precisa mons. Lodeserto. “Ma auspichiamo che il popolo possa crescere in un contesto di libertà, nel superamento della povertà, in un accesso al lavoro per tutti e nel consolidamento della famiglia. Tutti questi valori, che sono anche valori cristiani, possono realizzarsi solo in un contesto di stabilità politica. E speriamo che questa maggioranza sia in grado di garantirla, senza incertezze né ambiguità”.
In occasione del 25° anniversario della Fondazione Regina Pacis – realtà della chiesa cattolica moldava che opera con progetti, mense e centri di accoglienza a sostegno di poveri, anziani, profughi ucraini, minori – la Presidente Maia Sandu ha voluto incontrare la delegazione cattolica, guidata dal vescovo di Chisinau mons. Anton Cosa, nella quale erano presenti per l’occasione sacerdoti e diaconi dell’arcidiocesi di Lecce accompagnati dall’arcivescovo mons. Angelo Raffaele Panzetta e dall’emerito mons. Michele Seccia. Riferendosi anche al suo incontro del 12 settembre con Papa Leone, la Presidente ha espresso apprezzamento per il ruolo che la Chiesa cattolica svolge nel sociale. Ha anche riconosciuto apertamente le difficoltà che il paese affronta sul fronte della povertà, e ha auspicato che la Chiesa cattolica possa continuare con ancora più determinazione questa sua presenza sul territorio. “Il messaggio condiviso è chiaro – sintetizza Lodeserto -: abbattere le povertà per garantire che l’ingresso in Europa sia davvero un’opportunità per tutti, vissuta in modo libero e democratico”.