Vita Chiesa

MONS. BETORI: SUI MEDIA DIFFIDENZA E OSTILITA’ VERSO IMPEGNO SOCIALE DELLA CHIESA

«La presenza di Chiesa e di cattolici non trova sempre accoglienza e riconoscimento». Così l’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori ha fatto riferimento, nel suo discorso all’assemblea del clero a Lecceto, ad alcune recenti polemiche sulla Chiesa. C’è apprezzamento, ha affermato l’Arcivescovo, «per quanto i cattolici italiani fanno per la società, in specie tra i più deboli», ma si registrano anche («più nei mezzi di comunicazione, peraltro, che tra la gente») espressioni di diffidenza o di ostilità verso alcuni pronunciamenti della Chiesa. «Spiace – ha affermato l’Arcivescovo di Firenze – dover registrare insinuazioni, falsi giudizi, manipolazione dei fatti e delle cifre attorno al servizio che la Chiesa, seguendo le leggi dello Stato, svolge a vantaggio di tutti, in specie nell’esercizio della libertà religiosa, come tutte le altre confessioni, e per il sostegno delle fasce marginali della società, come tutti gli altri soggetti di utilità sociale che agiscono senza fini di lucro. Entrare in modo poco oculato e con scarsa conoscenza dei fatti in questo ambito genera confusioni e produce solo esiti qualunquistici, quando non giunge a configurarsi oggettivamente come un tentativo di limitare l’azione della Chiesa a favore del popolo italiano, che è proprio ciò che vogliono coloro che esplicitamente si intitolano queste campagne e ne tirano le fila». «La serena coscienza di agire secondo la legge – ha concluso Betori – ci rende fiduciosi che il popolo italiano non vorrà perdere la preziosa alleanza della Chiesa là dove essa gli viene in aiuto negli ambiti delicati dell’educazione delle nuove generazioni, dell’attenzione ai sofferenti e ai deboli, del soccorso alle povertà e alle marginalità, della conservazione di un patrimonio culturale che è sì della Chiesa ma di cui gode tutta la nazione e il mondo intero. Se poi ci fossero episodi di non rispetto delle leggi, lo si segnali, e saremo noi stessi i primi a prenderne le distanze, a condannarli e a intervenire per risolverli».