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MONS. MARIANO CROCIATA: IN POLITICA SERVE «UNA COESIONE ACCRESCIUTA»

«Come più volte dichiarato, siamo preoccupati per la situazione di crisi del Paese, e quindi siamo vicini, nel senso dell’attenzione, a qualsiasi situazione che possa favorirne un adeguato e sollecito superamento». Mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, ha risposto con queste parole ad una domanda sul consenso o meno dei vescovi italiani ad un «Monti bis». Interpellato in merito nel corso della conferenza stampa di chiusura del Consiglio episcopale permanente, il vescovo ha ribadito che «non ci occupiamo di fare nomi», e ha poi aggiunto: «Mi sembra evidente che, per un momento eccezionale come questo, è richiesta una coesione accresciuta tra le forze che hanno a cuore il bene e il futuro del Paese». Per mons. Crociata, infatti, «proprio in momenti come questo, si vede la capacità o meno di superare i particolarismi e perseguire il bene generale della nazione». Quanto all’appello al rinnovamento dei partiti, fatto dal cardinale presidente Angelo Bagnasco nella prolusione, mons. Crociata lo ha definito «chiaro», perché «interpreta un sentire e un’attenzione diffusi». Nel dibattito tra i vescovi, ha precisato mons. Crociata, «non si è fatto in alcun modo riferimento a forme o esperienze specifiche, né ci sarebbe ragione di farlo», perché «la questione dei partiti riguarda non uno o tanti, ma tutti».

«C’è bisogno di una rifondazione dei partiti – ha affermato mons. Crociata – che chiede alla politica tutta intera di diventare capace di rispondere alle attese del Paese, non più con uomini preda di interessi di parte, ma interessati al bene generale del Paese, e disponibili a rafforzare quelle forze di coesione che permettono, con la partecipazione da parte di tutti, di superare la crisi e far crescere il Paese». In politica, bisogna essere «coerenti con la propria coscienza, con il senso del bene comune, soprattutto quando si assumono responsabilità che toccano la vita di altri». Oggi, ha ammesso mons. Crociata rispondendo alle domande dei giornalisti, «c’è una difficoltà generalizzata nel formare alla politica», perché «il tessuto sociale, in generale, oltre che quello politico, è un tessuto che conosce zone critiche, di abbassamento grave del tenore etico». Di qui la difficoltà di «andare controcorrente, contrastare la tendenza dominante»: lo «sforzo» della Chiesa, comunque, è quello di fare «fino in fondo» la propria parte attraverso un percorso di «rilancio» delle scuole di formazione alla politica, che hanno alle spalle una tradizione almeno ventennale». (Sir)