Italia

MONS. MARIANO CROCIATA: ORA DI RELIGIONE, «È COME IMPARARE L’ITALIANO»

«L’insegnamento della religione cattolica non è una forma di indottrinamento cattolico, ma un mezzo culturale, scolastico, pienamente inserito all’interno delle finalità della scuola, per insegnare e imparare la storia e la cultura di un Paese». Lo ha detto mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, rispondendo ad una domanda sulle polemiche scatenatesi dopo le dichiarazioni del ministro Francesco Profumo. L’ora di religione, ha spiegato il vescovo, «è un mezzo per imparare la lingua e la cultura di un Paese, è come imparare l’italiano». Il paragone utilizzato è quello della necessità di imparare la lingua del Paese, oltre che la propria di origine, quando si arriva in una nazione che non è quella di nascita: «Non si tratta di rinunciare alla propria lingua, ma di imparare la lingua del luogo, coltivando però le due lingue», ha detto mons. Crociata, ricordando che «proprio le molte culture ed etnie, la molteplicità che caratterizza oggi anche la società italiana, richiede identità e integrazione». «È falso che per convivere bisogna rinunciare alla propria identità», ha affermato il segretario della Cei, secondo il quale «il rinunciare all’identità produce soltanto conflitti, è un fattore di disgregazione sociale». A patto, ovviamente, che «l’identità non sia imposta, ma storicamente e culturalmente data e verificata, a partire dalla storia e dalla cultura di un Paese».

«Imparare la cultura italiana con il cattolicesimo, che la definisce strutturalmente, è un servizio, un aiuto nel rispetto delle identità altrui». Lo ha ribadito mons. Crociata, secondo il quale «non è un caso che non sono pochi gli immigrati di altre culture o etnie che scelgono di avvalersi dell’Irc». «Senza l’umanesimo cristiano – ha ammonito il vescovo – non interpretiamo né la storia, né la cultura, né l’attualità del Paese. Viviamo da disorientati, e questo vale – ahimé – anche per gli italiani». «I rapporti istituzionali» tra Cei e Miur, ha assicurato mons. Crociata, «sono improntati alla correttezza e alla cordialità», come dimostra la recente Intesa sugli insegnanti di religione cattolica. Per l’ora di religione, i vescovi hanno «la responsabilità di garantirne la qualità culturale, dottrinale e didattica, con la verifica di tale qualità negli insegnanti». L’Irc, infatti, è «un insegnamento culturale di una religione che ha una specifica identità confessionale: quando si tratta di inserirsi nella scuola, le istituzioni formative devono avere dei requisiti accademici che lo Stato può e deve verificare». Il «carattere culturale e scolastico» dell’Irc è dunque «garantito», perché «la Chiesa non ha interesse ad abbassare la qualità dell’insegnamento, ma anzi a dargli la qualità più alta, alla pari di ogni altra disciplina scolastica». (Sir)