Grosseto

Morto don Luigi Corsi, decano dei preti grossetani

Don Luigi Corsi, 98 anni compiuti ad aprile, è deceduto questa mattina all'ospedale Misericordia di Grosseto

Era stato ricoverato da alcuni giorni per il precipitare del suo stato di salute. E’ spirato serenamente, lucido e consapevole fino all’ultimo, come aveva sempre vissuto.

L’annuncio della sua morte è stato dato anche col suono delle campane della cattedrale, di cui don Corsi era canonico onorario.

La salma, dal pomeriggio di oggi, sarà esposta all’obitorio dell’ospedale Misericordia. Giovedì e venerdì alle 17, Rosario nella chiesa di Braccagni. Le esequie saranno celebrate sabato 16 settembre, alle ore 10, in cattedrale, presiedute dal Vescovo. Poi la sepoltura nel cimitero di Braccagni, come don Luigi aveva chiesto.

Don Corsi è stato molte cose nel suo lungo servizio di prete iniziato nel lontano 1948: parroco, compositore, direttore di coro, musicista, raffinato oratore.

Ero andato a trovarlo nel corso dell’ultima settimana santa – dice il vescovo Giovanni – e pur segnato dall’età, lo avevo trovato sereno e davvero lieto di ricevere la visita del suo vescovo. Abbiamo conversato amabilmente finchè le forze glielo hanno consentito, poi si è voluto alzare dalla sedia e venire ad abbracciarmi. E’ stato un gesto di affetto, che segna la cifra di un uomo profondamente radicato nella fede e nelle sue convinzioni, un sacerdote convinto, che, nonostante l’infermità gli impediva da anni di poter vivere in mezzo alla gente, celebrava con grande devozione la Messa in casa. Ringraziamo il Signore per ciò che don Luigi è stato e per il generoso servizio a questa nostra Chiesa diocesana e ringrazio di cuore anche la famiglia che in questi ultimi anni di vita di don Luigi si è presa cura di lui con grande dedizione e affetto”.

  • La biografia

Don Luigi Corsi era nato a Maenza (Latina) il 28 aprile 1925.

A far sbocciare la sua sua vocazione fu un laico, Raffaele Crudetti: “A noi bambini – raccontò al settimanale diocesano Toscana Oggi nel 2018 in occasione del 70° di sacerdozio – pareva già un uomo santo: aveva una spiritualità elevatissima. Si fece frate agostiniano e l’Ordine gli affidò la cura di un orfanotrofio, servizio che ha portato avanti fino alla fine. È stato un uomo di Dio, non faceva altro che pregare e trasmetteva ai bambini tutta l’intensità della sua spiritualità, procurando alla Chiesa ben 15 sacerdoti”. Tra loro anche don Corsi, che a 12 anni lasciò Maenza per lo studentato degli Agostiniani a Viterbo, dove avviò il percorso di formazione, proseguito poi a Roma nel convento di Santa Prisca e concluso al Pontificio Istituto Sant’Anselmo, sull’Aventino, dove don Luigi ha effettuato i vari passaggi accademici fino alla laurea in Teologia.

Il 27 marzo 1948 venne ordinato sacerdote tra gli Agostiniani.

La sua prima missione fu nel convento di Carpineto Romano, patria di Leone XIII, come cappellano Scout. Un’esperienza di due anni, poi nel 1950 fu inviato a Genazzano come parroco della chiesa di San Giovanni dove rimase 18 anni, ricevendo dai superiori anche la responsabilità del Santuario della Madonna del Buon Consiglio.

E legato a questo luogo c’è un aneddoto che don Corsi amava raccontare. “Erano gli anni di pontificato di Giovanni XXIII – ricordava – e siccome il Papa aveva l’abitudine di cantare il Te Deum la sera del 31 dicembre, vi partecipai nella parrocchia vaticana di Sant’Anna. Nell’occasione preparai una lettera di invito per il Santo Padre, perché venisse a visitare il santuario di Genazzano a pregare la Madonna del Buon consiglio per il buon esito del Concilio. Il Papa accettò l’invito e il 25 agosto 1959 venne pellegrino al Santuario. Fu un momento bellissimo”.

Da Genazzano don Luigi venne trasferito a Roma e quel trasferimento segnò una svolta nuova nella sua vita sacerdotale. “Il vescovo di Grosseto Paolo Galeazzi mi propose di passare nella diocesi di Grosseto con altri 7 sacerdoti agostiniani”. Arrivarono nel 1970. La prima destinazione di don Corsi fu la parrocchia di Borgo Carige, a Capalbio, che all’epoca faceva parte del Tratto toscano dell’Abbazia delle tre fontane, affidata al vescovo di Grosseto. Nel ’75, Mons. Galeazzi lo gli affidò la parrocchia di Braccagni, dove è rimasto parroco fino ai primi anni 2000. Don Luigi si tuffò con passione nella nuova esperienza pastorale. Che non fu semplice: “Mi furono di aiuto le suore, che qui avevano un nutrito asilo – rammentava – Iniziai con la creazione dei gruppi liturgico, Caritas, lettori, catechisti e misi su un piccolo gruppo canoro per l’animazione delle liturgie”. Fu l’embrione di quella che sarebbe diventata la corale Livallia. La musica liturgica, infatti, è sempre stata la sua passione e quel piccolo gruppo di cantori parrocchiali diventò una corale, conosciuta ben oltre i confini diocesani e che più volte ha potuto esibirsi davanti a Giovanni Paolo II.

Abbiamo animato le Messe capitolari in San Pietro – amava ricordare – mentre nel 1983, Anno Santo della redenzione, animammo la Messa papale per il Giubileo degli infermi, in piazza San Pietro. Giovanni Paolo II ci ricevette poi in Sala Nervi e fu un momento indimenticabile”. Il 21 maggio 1989 il Papa santo venne pellegrino a Grosseto. La Livallia cantò per lui al momento dell’accoglienza in piazza Dante e poi animò la Messa allo stadio comunale. Molti anche i servizi canori che la Livallia ha reso in cattedrale e in quasi tutte le parrocchie della Diocesi. Per molti anni don Corsi è stato responsabile diocesano della musica sacra, dando vita anche alla rassegna annuale dei cori andata avanti fino a prima del covid.

Nei primi anni 2000 si era ritirato dall’attività parrocchiale. Viveva con una famiglia della parrocchia, che lo aveva accolto come un fratello e un padre. Il suo ha continuato ad essere, fin quasi alla fine, un «riposo attivo». Finché ha potuto, ha proseguito l’impegno con la corale Livallia, mentre per alcuni anni ha tenuto anche una rubrica religiosa “Il tempo dello spirito”, sul portale Braccagni.info: riflessioni sul passo evangelico di ogni domenica e delle feste liturgiche. Un lavoro accurato, voluto dall’associazione che dà il nome al portale e che è diventato anche un libro.