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Nagorno Karabash: patriarca Minassian (armeni), “cessate il fuoco immediato, salviamo un popolo già condannato a morte”

Il Ministero della difesa di Baku ha affermato che questa mattina, nell’ambito di un’operazione armata avviata nell’enclave armena del Nagorno Karabakh, sono state bombardate “posizioni delle forze armate armene e infrastrutture militari”.

Foto Ansa-Sir

“Un appello al cessate il fuoco immediato”. A lanciarlo è Sua Beatitudine Raphaël Bedros XXI Minassian, patriarca di Cilicia degli armeni, raggiunto dal Sir mentre dal Nagorno Karabakh giungono notizie allarmanti. Il Ministero della difesa di Baku ha affermato che questa mattina, nell’ambito di un’operazione armata avviata nell’enclave armena del Nagorno Karabakh, sono state bombardate “posizioni delle forze armate armene e infrastrutture militari”. “Hanno colpito anche la capitale”, fa sapere subito il Patriarca. Infatti, dopo l’annuncio di Baku, esplosioni sono state riportate nella capitale de facto della regione, Stepanakert, e nelle città di Askeran e Martakert. “Ma la cosa più pericolosa”, aggiunge Minassian, “è la dichiarazione che stanno bombardando in base all’accordo di pace stipulato con i russi. Una simile dichiarazione ci fa pensare, molto. Penso che ci debba essere una azione internazionale. Non sono più sufficienti le dichiarazioni di simpatia e di condanna. Ci vuole un atto concreto”.

Il Patriarca si è sempre speso per la popolazione armena in Nagorno Karabach, denunciando più volte le condizioni di emergenza umanitaria in cui versano i 120 mila residenti di etnia armena nel corridoio di Lachin, vittime di un blocco che impedisce il transito di merci e persone. Ma era di pochi giorni fa la notizia che dopo mesi di stallo e di completa chiusura, era finalmente arrivato un primo convoglio umanitario. “Era tutta una bugia, una menzogna”, fa sapere Minassian. “I canali non si sono mai aperti. Hanno aperto solo l’accesso dalla loro parte ma non il passaggio verso l’Armenia”.

E la situazione in cui versa la popolazione armena è disperata. “Se vogliono aiutare questo popolo così sfortunato – dice il Patriarca – circondato da tutte le parti, esposto alla fame e alle malattie, calpestati nei diritti umani, ci vuole un cessate il fuoco immediato. Questo è l’atto concreto che chiediamo in questo momento. Le dichiarazioni di solidarietà, simpatia e condanna non servono a nulla. Non hanno alcun significato per noi. Dentro quel territorio ci sono bambini e neonati, anziani e famiglie. Manca il latte, manca il cibo, mancano le medicine. Non c’è gas e luce. Non c’è niente. E’ un popolo già condannato a morte. Salviamolo. Dove è la coscienza della comunità internazionale di fronte a simile crimine?”.