Toscana

Natale, abete toscano per fermare l’invasione dalla Cina

Comprate abeti toscani per fermare l’invasione di abeti provenienti dall’est Europa o peggio ancora di plastica. A consigliare l’acquisto dell’abete vero, a km zero, Made in Tuscany, è Coldiretti Toscana (www.toscana.coldiretti.it) che fornisce alcuni consigli a tutti coloro che sono alle prese con il dilemma natalizio: vero o finto? «Vero, senza dubbio, senza esitazioni – invita Tulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana – vero per tanti motivi. Vero perché un abete vero profuma di Natale, porta in casa quel clima speciale che la plastica non è in grado di creare e dona vivacità con il suo colore. Vero perché la Toscana ha la fortuna di essere la regione che produce tra gli esemplari più belli d’Europa».

Solo nell’aretino, la capitale italiana per produzione di abeti natalizi, si coltivano, infatti oltre 1,5 milioni di piante mentre quelle commercializzate sono, secondo le stime più recenti, circa 300.000 per un volume di affari di 2 milioni di euro. L’altra area che contribuisce al primato di Natale è la Provincia di Pistoia. Centinaia di addetti e decine le aziende specializzate che rendono unico questo settore nel nostro paese.

Anche per gli abeti di Natale vale la regola del «km zero»: in commercio, in queste settimane, ci sono tantissime varietà che arrivano dall’est Europa ed anche dall’Asia per non parlare delle migliaia di tonnellate di plastica che occuperanno scaffali e piazzali. Stabili anche i prezzi al consumo che cambieranno a seconda della varietà, della presenza o meno del vaso e dell’altezza. L’abete «civetta», quello alto 160 cm con tanto di radici e pane di terra, viene pagato 8 euro ai produttori e dovrebbe salire a 10-15 euro a livello di grande distribuzione e 20-45 euro nei fiorai e nei «garden». Ovviamente gli alberi di Natale più grandi spuntano prezzi anche sensibilmente superiori.

Per scegliere bene, e senza errori il Consorzio per la Valorizzazione dell’Albero di Natale del Casentino ha munito gli esemplari prodotti e commercializzati dalle aziende associate di una particolare etichetta che ne certifica la provenienza che resta uno strumento di trasparenze indispensabile per informare il consumatore. Una sorta di carta d’identità che «svela» l’azienda che l’ha prodotta: «E’ una forma di trasparenza in un mercato dove, in queste settimane, finisce di tutto – spiega Elena Bertini, membro del Consorzio – Leggete bene l’etichetta e scegliete l’abete tipico della nostra regione. Non è solo bello, è Toscana».

Tra l’altro, non è stato un anno felice per le aziende specializzate nella produzione di abete della Toscana, che hanno dovuto fare i conti, come tutta l’agricoltura della regione, con la siccità. Un duro colpo per un settore strategico del vivaismo toscano (circa 600 ettari) che contribuisce, attraverso alla presenza delle aziende in aree montane, al mantenimento e alla manutenzione dell’assetto idrogeologico, alla preservazione del territorio e ad evitare l’abbandono. Il danno, a causa della siccità, è stato stimato in circa 1,8 milioni di euro alle piante più piccole – da 1 a 3 anni – in fase di crescita a cui dovrà aggiungersi gli effetti della presenza ridotta sui mercati degli abeti prodotti in toscana.