Toscana

Natale in fabbrica tra crisi e speranze

di Ennio Cicali

Non sarà un buon Natale per molti lavoratori toscani. Nonostante i dati dell’ultimo trimestre facciano sperare in una ripresa più solida, il mercato del lavoro non è al riparo dai pesanti colpi di coda della crisi. La Toscana rischia di perdere l’industria, dice l’ultimo rapporto dell’Irpet (l’istituto regionale per la programmazione), mentre Antonella Mansi, presidente di Confindustria regionale, denuncia il rischio concreto di una deindustrializzazione. Il mercato del lavoro mostra una certa debolezza che tradotta in numeri significa un tasso di disoccupazione del 6,8%, ma la considerazione dei lavoratori in cassa integrazione e del lavoro «scoraggiato» (vale a dire chi, pur essendo disponibile a lavorare, non lo ricerca attivamente) fa salire il sottoutilizzo della forza lavoro al 10%, cioè 3,2 punti in più del tasso ufficiale di disoccupazione. In pratica dieci lavoratori su cento percepiscono la propria condizione come quella di disoccupato.

A farne le spese sono soprattutto i giovani tra i 15 e 29 anni – disoccupati o inattivi per motivi diversi dall’essere studenti – che lamentano il più consistente grado di sottoutilizzazione: dal 2008 al 2010 sono aumentati di 24 mila unità. Le difficoltà di trovare lavoro si ripercuotono sulla vita delle famiglie. Un dato su tutti: la Toscana è tra le regioni che hanno il più alto tasso di indebitamento delle famiglie, secondo una ricerca della Cgia di Mestre. Il record di crescita del debito delle famiglie nel periodo compreso tra il settembre 2009 e lo stesso periodo del 2010 spetta alla provincia di Grosseto con il 48,8%, seguita da Livorno (+47,5%) e Arezzo con il 41 per cento. Sono molti i lavoratori che passeranno il Natale in fabbrica per difendere il posto di lavoro. Sono vertenze simbolo del disagio occupazionale in Toscana. Come alla Eaton di Massa, dove si è persa quasi ogni speranza di una possibile soluzione meno traumatica del licenziamento. I 304 lavoratori – in mobilità dal 14 dicembre – hanno iniziato lo sciopero della fame, a turno si chiuderanno in fabbrica al freddo e senza mangiare. Fino all’ultimo si è sperato che la multinazionale statunitense, proprietaria della fabbrica, sedesse al tavolo delle trattative per trovare una soluzione per salvare i posti di lavoro. Purtroppo, non è stato così Il prefetto di Massa, Giuseppe Merendino, con un gesto di solidarietà, ha annullato la festa degli auguri natalizi in prefettura.

Natale amaro anche per i dipendenti del gruppo Eutelia, per il quale la situazione si fa sempre più difficile dopo che il tribunale di Roma ha confermato la sentenza che di fatto annulla la cessione del ramo It ad Agile. Tutto torna in alto mare, rendendo più difficile  il futuro di circa 1.500 lavoratori, 1.200 dei quali già in cassa integrazione. Sarà un Natale di speranza per i circa 270 lavoratori – quasi tutte donne – della ex Mabro, la fabbrica di confezioni di Grosseto, da anni al centro di una intricata vicenda, per la quale sembrava più vicino il fallimento. Oggi, sarebbe stata individuata un’azienda pratese pronta a rilevarla in società con altri due gruppi, uno di Pisa e l’altro di Arezzo. Altre aziende toscane non passano momenti felici: sono la Isi – ex Electrolux di Firenze (370 dipendenti), la Lucchini di Piombino (2.300 dipendenti). Sono alcune delle vicende toscane che hanno più risonanza su giornali e in televisione. Ci sono poi quelle che non fanno notizia ma che coinvolgono migliaia di lavoratori.

Sono le piccole e medie imprese, gli artigiani, i commercianti, specie le «botteghe» a conduzione famigliare, che vedono in pericolo la loro sopravvivenza. Sono numeri che contribuiscono a far salire o scendere le statistiche. Numeri, certo , ma dietro a essi ci sono le persone con il loro nome, le loro vicende spesso sconosciute, persone che vedono a rischio il futuro. Anche per loro sarà un Natale amaro.