Massa Carrara - Pontremoli

Natale tra Greccio e Betlemme, gli auguri del vescovo Vaccari

Il messaggio del vescovo di Massa Carrara e Pontremoli

Monsignor Mario Vaccari, vescovo della diocesi di Massa Carrara- Pontremoli

“In questi nostri tempi difficili, non possiamo non pensare che proprio quella terra benedetta che ha accolto il nostro Salvatore è martoriata da un conflitto pluriennale che si è improvvisamente trasformato in una guerra violenta. Come non pensare alle tante vittime soprattutto quelle più inermi e senza difesa come le madri e i bambini e i tanti civili oltre che ai militari morti sul campo”. Lo scrive il vescovo di Cassa Carrara Pontremoli Mario Vaccari nel saluto di Natale pubblicato sul numero di questa settimana nelle pagine diocesane di Toscana Oggi.

“Lo scopo del presepe – ricorda Vaccari – è risvegliare nel cuore lo stupore di fronte al mistero di Dio fattosi bambino. Nel Bambino Gesù si manifesta al massimo l’inermità dell’amore di Dio: Dio viene senza armi, perché non intende conquistare dall’esterno, bensì guadagnare e trasformare dall’interno. Se qualcosa è capace di vincere l’uomo, il suo despotismo, la sua violenza, la sua avidità, questa è l’inermità del bambino. Dio l’ha assunta per vincerci in questo modo e condurci a noi stessi” Vaccari cita quindi l’appello di papa Francesco: «Questo Natale pensiamo, pensiamo alla Terra Santa… Un pensiero è per i nostri fratelli e sorelle di Betlemme, la Betlemme di oggi», ha aggiunto, «e naturalmente si estende a tutti gli abitanti della Terra dove Gesù è nato, è vissuto, è morto e risorto». Un Natale di dolore e lutto. Allora i nostri presepi in casa nelle Chiese nelle strade, con tutta la ricchezza data dalle statuine, gli sfondi, i paesaggi, i canti e gli effetti speciali… per tutto questo i nostri presepi, devono essere contemplati e vissuti in solidarietà con questi fratelli e sorelle che soffrono tanto, «per loro – ha detto il papa Francesco- si preannuncia un Natale di dolore, di lutto, senza pellegrini, senza celebrazioni. Non vogliamo lasciarli soli. Siamo loro vicini con la preghiera, con l’aiuto concreto e anche con il vostro Presepe Vivente, che ricorda a tutti come la sofferenza di Betlemme sia una ferita aperta per il Medio Oriente e per il mondo intero». Un presepe dunque che non sia solo quello con i personaggi in carne ed ossa o quello che creiamo nelle nostre case, chiese, strade e piazze, ma quello che vive nel nostro cuore, come San Francesco ci ha insegnato a Greccio.