di Francesco PalettiCi sono dei primati di cui è davvero difficile andare fieri. Come quello di Sofia (nome di fantasia), figlia di «una gravidanza a rischio» andata a buon fine circa venti anni fa. Che, nelle settimane scorse, è tornata a bussare alla porte di via Diotisalvi, l’ex casello ferroviario nei pressi della Stazione di San Rossore che da otto anni ospita il Centro di Aiuto alla Vita di Pisa. «Siamo alle seconde generazioni di madri in difficoltà» spiega Cecilia Cardella, consigliera e «factotum» del Cav pisano. «Per carità, dipende anche da fatto che stiamo invecchiando dato che quest’anno spegneremo la trentunesima candelina – dice sorridendo -. Ma sicuramente quelle della maternità a rischio è un fenomeno in aumento, anche in conseguenza della crisi economica». Lo dicono i numeri e l’esperienza: «Per quanto abbiamo potuto vedere in questi anni, il motivo principale per cui una mamma arriva a mettere in dubbio la possibilità di portare a termine una gravidanza è quasi sempre una questione di povertà» continua Cecilia. Ci sono le donne immigrate, spesso collaboratrici familiari al nero che «rischiano la disoccupazione non appena il datore di lavoro sa che sono incinte: i licenziamenti, infatti, in questi casi sono frequentissimi». Africane, nigeriane soprattutto. Ma anche tantissime mamme dell’Est, romene in particolare. E poi ci sono le italiane, «quasi tutte provenienti da Pisa e dintorni e soprattutto in aumento». Più delle statistiche, parla ancora una volta l’esperienza: «Fino a tre o quattro anni fa praticamente non se ne vedevano, adesso invece sono sempre più numerose: solo nel 2010, ad esempio, ne abbiamo seguite tre o quattro». In tutto, fino al 30 settembre scorso, erano 161 le mamme che avevano beneficiato dei servizi della struttura di via Diotisalvi: pacchi spesa, ma anche buoni farmacia e consulenza medica, legale e psicologica. Soprattutto, però, c’è «Gemma», il progetto nazionale di adozione prenatale a distanza di madri in difficoltà promosso nel 1994 da Movimento per la Vita che, in sedici anni, ha consentito la nascita di circa 14mila bambini che, altrimenti, probabilmente non avrebbero mai visto la luce. Attraverso questo servizio, con un contributo minimo mensile di 160 euro, è possibile adottare per diciotto mesi una mamma aiutando così il suo piccolo a nascere: «potenzialmente chiunque può aderire singoli, famiglie e gruppi parrocchiali, ma anche comunità religiose, condomini e classi scolastiche». A Pisa, tanto per fare un esempio, le adozioni a distanza realizzate negli ultimi due anni sono state ventiquattro, realizzate grazie soprattutto agli uffici nazionali del Centro di Aiuto alla Vita che raccolgono tutte le offerte per le adozioni e le ridistribuiscono nei territori in ragione delle diverse necessità. Molti meno, invece, gli adottanti: «Le adozioni prenatali a distanza di madri in difficoltà non sono ancora una pratica molto diffusa neppure nelle nostre comunità parrocchiali» ammette Cecilia Cardella. Anche per questo Progetto «Gemma» sarà al centro delle iniziative pisane in occasione della Giornata per la Vita di domenica 7 febbraio: «Vogliamo fare sensibilizzazione e informazione perché adozioni di questo tipo possono veramente fare la differenza consentendo a tante donne di portare a termine la gravidanza». Questa, infatti, è la missione specifica del Cav e del Movimento per la Vita: «Ci occupiamo della cura della maternità facendo tutto il possibile perché ogni concepito veda la luce», spiega la volontaria del Cav di Pisa. Una scelta che, spesso, deve misurarsi con un atteggiamento di forte chiusura, «soprattutto quando dalla dimensione del servizio si sposta la riflessione su piano culturale: parlare di rispetto della vita, purtroppo, è ancora un tema scomodo».Dalle 14,30 alle 17,30 circa di sabato, sarà possibile chiedere informazioni sul progetto «Gemma» agli info-point che saranno allestiti largo Ciro Menotti, alle logge di Banchi, in piazza della Stazione e nella piazza principale di Tirrenia. Stand intorno a cui graviteranno non solo i volontari del Centro per la vita, ma anche quelli della «Quercia millenaria», dell’Associazione delle «Famiglie numerose», del consultorio Ucipem, de «I Baluardi», de «Il Pellicano», dell’Associazione medici cattolici, dell’Unitalsi, dellele Acli e delle Giovani famiglie di Ac