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NIGERIA: MONS. ONAIYEKAN, IL CONFLITTO RELIGIOSO NASCONDE UN’ALTRA VERITÀ

“Il rapporto tra Chiesa e islam in Africa non è omogeneo”, ma “in Nigeria, non si dà il caso di una piccola minoranza cristiana, ma c’è la parità numerica con l’islam: e non esiste altra via per evitare l’autodistruzione che il reciproco riconoscimento e l’uguaglianza sostanziale”. È l’analisi offerta da mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja (capitale federale della Nigeria), sul mensile “30giorni”, dopo gli attentati alle chiese e l’escalation di violenze del gruppo Boko Haram. “Cristiani e musulmani – precisa il presule – viviamo un nostro equilibrio a livello istituzionale e sociale”. Perciò, “sono solo questi gesti terroristici che puntano il dito sulla differenza. Ha ragione chi specula sulle intenzioni del cosiddetto gruppo Boko Haram, il cui scopo sarebbe esattamente quello di provocare la reazione armata dei cristiani, e dunque il caos e la fine della Nigeria quale noi oggi la conosciamo”. In realtà, il “gruppo Boko Haram” è “gente senza volto, la cui ideologia è quella di chi frequenta il terrorismo internazionale, e si ammanta di fanatismo islamico. Ma è un gruppo variegato, con interessi contraddittori”. La comunità cattolica nigeriana cerca “l’armonia religiosa” nel Paese, ma ci sono alcuni gruppi protestanti che arrivano “penosamente a denigrare l’islam in quanto tale”. Per mons. Onaiyekan, “è sbagliato pensare che la rivalità tra cristiani e musulmani faccia fisiologicamente parte del gioco. Il Paese appartiene a tutti noi, cristiani e musulmani, cittadini di uno Stato ricco esportatore di petrolio, dove l’ipotesi della separazione tra nord e sud è totalmente irrealizzabile. Quando ascoltate qualcuno sostenere la tesi dei due Stati, islamico al nord e cristiano al sud, sul modello del Sudan, sappiate che mente o non capisce. La realtà è che ci sono cristiani che non soltanto vivono a nord, accanto agli Hausa-Fulani islamici, ma del nord sono anche originari; mentre quasi il cinquanta per cento della mia etnia Yoruba, tradizionalmente del sud, è composta di musulmani”. A giudizio dell’arcivescovo, “colpire la Chiesa cattolica significa colpire chi desidera l’accordo, cercare il caos e imporre fratture violente nelle stesse nostre religioni, cristianesimo e islam: perché i ‘più ortodossi’ di ciascuna delle due parti accuseranno di debolezza i correligionari aperti al dialogo”. In effetti, “il conflitto religioso nasconde un’altra verità. Le lotte hanno origini tribali, politiche ed economiche – legate anche alla iniqua redistribuzione delle ricchezze petrolifere, accompagnata a una disoccupazione enorme – e si congiungono alla semi-incapacità d’azione da parte del governo centrale”. (Sir)