Toscana
Nonni, la nuova figura centrale della famiglia italiana
Anziani, dai 60 anni in su, che si sentono in buona salute. Quelli più avanti con gli anni appartengono alle generazioni che hanno vissuto, seppure marginalmente, la guerra con i suoi drammi e privazioni, ma sono stati poi i «protagonisti» del boom economico che ha portato l’Italia tra le nazioni più industrializzate del mondo, seppure con le storture che tutti conoscono. Ci sono poi i sessantottini, che hanno superato, o si apprestano a farlo, i 60 anni e hanno vissuto anch’essi i grandi cambiamenti della società.
La terza età è vissuta con sorprendente orgoglio ed è molto meno legata all’immagine di «vecchio» o «anziano» di quanto si possa pensare. Una fetta della popolazione non sente il peso degli anni che passano, nonostante la data di nascita sulla carta d’identità.
L’Osservatorio della Terza Età (Ote), diretto da Andrea Monorchio, fornisce uno spaccato dell’enorme contributo sociale e familiare dei nonni italiani, evidenziando un fenomeno silente, molto diffuso, forse dato per scontato e per questo sottovalutato.
Essere solidali è una prerogativa della stragrande maggioranza degli anziani. «Il 42% delle nostre famiglie dice l’Ote si avvale, secondo il Censis, dell’assistenza dei nonni per la cura dei propri figli. Una dedizione ricambiata anche dai nipoti che nella stragrande maggioranza (70%) vedono in loro un sicuro punto di riferimento per le piccole e grandi esigenze e solo raramente (10-20% dei casi) li considerano come ingombranti o rompiscatole».
Stare con i bambini mentre mamma e papà sono al lavoro, accompagnarli a scuola, in piscina o al catechismo, seguirli nello studio, secondo l’Ote, impegna i nonni per un tempo che può arrivare anche fino alle 35 ore settimanali: una vera e propria attività lavorativa che dà molte soddisfazioni, ma comporta anche tanta fatica.
Cos’è, invece, che offusca la felicità degli anziani? Secondo una recente ricerca del Censis, il timore di malattie o eventi invalidanti preoccupa il 37,4% degli intervistati, una realtà per il 35,4% che si sente condizionato dallo stato di salute. Preoccupa, inoltre, il futuro dei propri cari (24,1%) e la condizione economica, che finisce per limitare il 23,3% degli intervistati. Su quest’ultimo aspetto secondo la ricerca gli anziani mostrano un’apprensione che appare legata alla percezione di un indebolimento della loro situazione economica: il 67,1% ha osservato nell’ultimo anno un calo dei propri risparmi; il 25,9% ha dichiarato una riduzione di reddito che lascia supporre, essendo il campione composto per lo più da pensionati, che sia piuttosto diffusa la percezione per cui è il potere d’acquisto del proprio reddito ad essersi ridotto.
A questa fetta di società, rappresentata dagli anziani, l’Italia deve dire grazie, non con le parole o le frasi fatte, ma varando politiche attive di sostegno.
Oppure quella volta in cui ho visto che pescavano con il manico della scopa dal terrazzo di casa, o ancora quando cercavano squali e balene in giardino. Assisto a scene simili ormai da diversi anni eppure ogni volta rimango sorpresa.
Mio suocero ha sessant’anni ed ha lavorato una vita nel commercio del pesce. È nato a Cetara, un paesino sulla costiera amalfitana, e solo adolescente è arrivato a Livorno insieme ai suoi fratelli. Per la sua famiglia andare a scuola era un lusso, così fin da piccolo andava a pescare per portare qualche soldo a casa. Poi l’idea ed il coraggio di mettersi in proprio. Intraprendente ed infaticabile è riuscito a dare vita ad un’attività che è andata crescendo con il tempo. Si alzava alle tre di notte tutti i santi giorni, si riposava solo un paio d’ore nel primo pomeriggio e poi tornava al lavoro. Non c’erano feste, non c’erano ferie, non c’erano permessi, non c’erano vacanze. Una moglie e due ragazzi da mantenere. «Lo faccio per i miei figli ripeteva a quelli che gli chiedevano come faceva a resistere a quei ritmi voglio che non patiscano mai la fame come ho fatto io, che abbiano la possibilità di studiare». E così per trent’anni con una grande passione per quel lavoro creato dal niente, che gli aveva dato soddisfazioni e un po’ di tranquillità economica. Niente lo fermava nemmeno l’età e la stanchezza, niente lo faceva desistere dal tornare ogni giorno alla sua attività, ma dal 9 settembre 2000 qualcosa è cambiato, mio suocero ha iniziato a pensare alla pensione e poi ha lasciato il lavoro e per un’unica semplice ragione: è diventato nonno.
A loro ha trasmesso l’amore per il mare, la voglia di esplorare, la passione per le cose semplici, l’attaccamento alla famiglia. A loro sta insegnando tutto ciò che sa fare: l’arte dell’aggiustare tutto invece di buttar via, il modellismo, la cura dell’orto e dei fiori.
Qualche difficoltà gliela crea l’inglese e l’udito non troppo perfetto: i nomi dei personaggi dei cartoni sono regolarmente storpiati, ma anche questo è un motivo di spasso per ridere con i nipoti.
Quando mia suocera lo guarda giocare sorride: dopo 35 anni di matrimonio non si sarebbe mai aspettata di vedere suo marito guidare una «banda» di ragazzini con pentole e mestoli oppure rincorrere insieme a loro dei mostri immaginari o ancora trascorrere i pomeriggi di pioggia guardando i cartoni animati. Anche se non lo ha mai detto espressamente so che è fiera di lui, come uomo e come nonno, così come lo siamo noi.