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ONU: RAPPORTO SVILUPPO UMANO, NORVEGIA AL TOP. ITALIA 24ª MA PRIMA DI GB

(ASCA) – In testa resta la Norvegia, seguita da Australia e Paesi Bassi, la maglia nera va alla Repubblica Democratica del Congo, che chiude la classifica insieme a Niger e Burundi, mentre l’Italia si piazza al 24ª posto, dopo la Spagna (23), ma prima di Regno Unito (28) e Grecia (29). E’ quanto emerge dal Rapporto sullo Sviluppo Umano 2011, redatto dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (Undp), che fotografa le condizioni di vita in 187 Paesi del mondo analizzando i livelli di scolarizzazione, sanità e reddito pro capite. Stati Uniti, Nuova Zelanda, Canada, Irlanda, Liechtenstein, Germania e Svezia completano il gruppo delle prime 10 nazioni nell’Isu (indice di sviluppo umano) 2011, ma quando l’indice viene aggiustato per tenere conto delle disuguaglianze in sanità, istruzione e reddito, alcuni dei paesi più ricchi escano dal novero dei primi 20: gli Usa crollano dal 4° al 23° posto, la Repubblica di Corea dal 15° al 32°, e Israele dal 17° al 25°. Stati Uniti e Israele risultano carenti nell’Isu aggiustato per la disuguaglianza (I-Isu) principalmente a causa di disuguaglianze nei redditi, anche se l’assistenza sanitaria è un fattore ulteriore nel peggioramento della classifica Usa, mentre ampi divari nell’istruzione fra le generazioni peggiorano la performance Isu della Corea del Sud. “L’Indice di sviluppo umano corretto per la disuguaglianza ci aiuta a valutare meglio I livelli di sviluppo per tutti i segmenti della società, piuttosto che solo per la mitica persona media, – spiega Milorad Kovacevic, capo statistico per il Rapporto sullo sviluppo umano -. Noi consideriamo che la distribuzione di salute e istruzione sia altrettanto importante in questa equazione quanto il reddito, e i dati mostrano grandi disuguaglianze in numerosi paesi”. L’Indice di disuguaglianza di genere (Idg) mostra che la Svezia è al primo posto nel mondo per l’uguaglianza di genere, misurato per mezzo di quest’indice composito di salute riproduttiva, anni di scolarizzazione, rappresentanza parlamentare, e partecipazione al mercato del lavoro. La Svezia è seguita nella classifica per la disuguaglianza di genere da Paesi Bassi, Danimarca, Svizzera, Finlandia, Norvegia, Germania, Singapore, Islanda e Francia. Lo Yemen è il peggiore fra i 146 paesi inclusi nell’Idg, seguito da Ciad, Niger, Mali, Repubblica Democratica del Congo, Afghanistan, Papua Nuova Guinea, Liberia, Repubblica Centrafricana e Sierra Leone. Nello Yemen, solo il 7,6% delle donne ha un’istruzione secondaria, a fronte del 24,4% degli uomini; le donne hanno solo lo 0,7% dei seggi parlamentari; e solo il 20% delle donne in età lavorativa sono nella forza lavoro retribuita, a fronte del 75% degli uomini. Infine, l’indice multidimensionale di povertà (Imp) analizza fattori a livello familiare – come l’accesso all’acqua potabile, al combustibile per cucinare e ai servizi sanitari, come pure ai beni familiari essenziali e gli standard seguiti nella costruzione delle abitazioni – che tutti insieme forniscono un ritratto più completo della povertà rispetto alla sola misurazione del reddito. Circa 1,7 miliardi di persone in 109 paesi vivevano in una situazione di povertà “multidimensionale” nel decennio terminato nel 2010, secondo il calcolo Imp, o quasi un terzo dell’intera popolazione combinata delle nazioni, di 5,5 miliardi. Un dato che si compara con gli 1,3 miliardi di persone che si ritiene vivano con 1,25 dollari al giorno o meno, la soglia adottata nei Millennium Development Goals Onu, che cercano di eliminare la povertà “estrema” entro il 2015. Il Niger ha la percentuale più elevata di poveri multidimensionali, il 92% della popolazione, afferma il Rapporto, seguito da Etiopia e Mali, con l’89% e l’87%, rispettivamente. Le 10 nazioni più povere per Imp sono tutte nell’Africa sub-sahariana. Ma il gruppo più grande di poveri multidimensionali è nell’Asia meridionale: India, Pakistan e Bangladesh hanno alcuni dei numeri assoluti più elevate di poveri Imp.