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PACCHETTO SICUREZZA: LE PROPOSTE DI ACLI, SANT’EGIDIO, CENTRO ASTALLI, PAPA GIOVANNI XXIII

Solo una “legge giusta” potrà davvero rendere più sicuri i cittadini. È quanto affermano Acli, comunità “Papa Giovanni XXIII”, Centro Astalli e Comunità di Sant’Egidio, che oggi pomeriggio, alla vigilia della discussione nell’aula del Senato del “pacchetto sicurezza”, hanno presentato alcune proposte volte al miglioramento degli articoli che riguardano alcuni aspetti fondamentali della vita degli immigrati, tra cui il matrimonio, le cure mediche, la residenza, la “tassa” sui permessi di soggiorno, il reato di clandestinità, il prolungamento della permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione. L’appello è rivolto a tutti i parlamentari e ai politici italiani con l’invito che le soluzioni legislative che andranno ad approvare – hanno spiegato Andrea Olivero (Acli), p. Giovammi La Manna (Centro Astalli), Primo Lazzari (comunità Papa Giovanni XXIII), e Marco Impagliazzo (Comunità di Sant’Egidio) – “sappiano coniugare la tutela degli interessi dello Stato con il rispetto della dignità umana”. I promotori sottolineano che l’esperienza di altri Paesi ha dimostrato che l’adozione di legislazioni “dure” nei riguardi dell’immigrazione “colpiscono le vittime invece che i loro approfittatori e non solo non aiutano a contrastare e governare il fenomeno dell’irregolarità ma rendono più inefficace la risposta dello Stato”.Tra i punti sottolineati da Acli, comunità “Papa Giovanni XXIII”, Centro Astalli e Comunità di Sant’Egidio circa il “pacchetto sicurezza”, quello del reato di ingresso e permanenza illegale sul territorio italiano che, se approvato “costringerebbe lo Stato a celebrare con inutile spesa decine di migliaia di processi”. Inoltre il disegno di legge in discussione prevede – sia per i residenti italiani sia per gli stranieri – il divieto di iscrizione anagrafica in mancanza della disponibilità di un alloggio idoneo dal punto di vista igienico sanitario. Un progetto irrealizzabile in quanto molte abitazioni italiane ne sono sprovviste. In questo caso – è stato sottolineato – diverranno “difficili” il sostegno pubblico alle famiglie in difficoltà, il controllo sulla scolarizzazione dei minori, rendendo “improvvisamente non rintracciabili e meno tutelate vaste fasce della popolazione”. Altro tema al centro delle osservazioni delle associazioni cattoliche quello che prevede, per i medici la segnalazione alle autorità competenti dell’irregolarità di uno straniero che si presenta per essere curato. Una norma che se dovesse essere introdotta – ha sottolineato p. Giovanni La Manna, del Centro Astalli, “provocherebbe una serie di problemi”.“Se l’intento è quello di contrastare l’immigrazione con queste misure è un provvedimento fallimentare come ci insegna l’esperienza. Sono misure che offendono la dignità umana”. Lo ha detto oggi pomeriggio p. Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli, nel corso di una conferenza stampa per presentare – insieme ad Acli, S. Egidio e Comunità Papa Giovanni XXIII – alcune proposte alla vigilia dell’inizio della discussione al Senato per la conversione del “pacchetto sicurezza”. Il religioso gesuita si dice “preoccupato per quanto sta avvenendo a Lampedusa: “Da anni sentiamo dire che stiamo in emergenza. È arrivato il momento, quindi, di uscirne governando il fenomeno senza parlare di problema immigrazione. Il punto di arrivo è l’integrazione che consente agli italiani e agli immigrati di poter vivere insieme”. Marco Impagliazzo, della Comunità di S.Egidio, ha sottolineato che in ogni genere di crisi economica “si cerca sempre un capro espiatorio come già successe dopo la crisi economica del 1929”. Impagliazzo ha evidenziato che “migliaia di stranieri, ormai integrati nel nostro Paese si stanno trasferendo altrove facendo registrare in Italia un ricambio continuo di immigrati. E questo perché non si sentono accettati”. Per Impagliazzo “dobbiamo lavorare per l’integrazione per creare la società del futuro”. Richiamando il problema della sicurezza il presidente delle Acli, Andrea Olivero, ha poi sottolineato che esso “o è per tutti o non è per nessuno. Quando si parla di sicurezza non possiamo solo parlare della sicurezza dei cittadini italiani ma dobbiamo pensare alla sicurezza per tutti coloro che vivono nel nostro Paese e che hanno uguali diritti”. Il presidente delle Acli ha anche sottolineato il “bisogno” di pregare delle comunità straniere presenti nel nostro Paese: “Possiamo discutere delle modalità ma non bisogna impedirlo a nessuno”. Primo Lazzari, della Comunità “Papa Giovanni”, è poi ritornato sul tema della sanità e dell’obbligo che avrebbero i medici a denunciare l’irregolarità di un loro assistito definendole “sconcertanti”. E rispondendo ad una domanda sulla sensibilità e sulla solidarietà degli italiani p. La Manna ha evidenziato che “si trovano sempre più persone desiderose di aiutare gli altri” ma “la solidarietà non deve sostituirsi alla giustizia”. “Non dare per carità quello che va dato per giustizia” ha poi detto Lazzari ricordando le parole di don Oreste Benzi, il fondatore della Comunità “Papa Giovanni XXIII”.Sir