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Pace: don Nandino Capovilla espulso all’aeroporto di Tel Aviv, “sanzioni a Israele per i suoi errori e orrori”
Il sacerdote chuede di non parlare delle sue 7 ore di detenzione “se non scrivono del popolo che da settant’anni è prigioniero nella sua terra”.

“Sono libero! Mi hanno fatto uscire ora. Restituito cellulare e valigia. Tutto bene. Aspetto che se ne vadano le ultime mie due guardie per scrivervi queste righe”. Queste sono le prime parole del sacerdote veneziano don Nandino Capovilla, che ieri è stato bloccato in aeroporto a Tel Aviv, ricevendo un “decreto di espulsione”.
Don Capovilla era insieme ad un gruppo di Pax Christi da poco atterrato in Israele per un pellegrinaggio di una quindicina di persone, quando è stato bloccato in aeroporto e gli hanno sottratto cellulare e bagagli. Ha poi dovuto imbarcarsi in un volo per la Grecia.
L’ex coordinatore di Pax Christi condivide sui social le foto degli agenti che lo hanno trattenuto per 7 ore e la preghiera del giorno del patriarca Michel Sabbah che stava scrivendo quando l’hanno bloccato.

Si rivolge anche ai giornalisti perché nei loro articoli non parlino di lui ma “per chiedere sanzioni allo Stato che tra i suoi ‘errori’ bombarda moschee e chiese mentre sui suoi orrori si continua a fingere che siano solo esagerazioni”. Chiede di non parlare delle sue 7 ore di detenzione “se non scrivono del popolo che da settant’anni è prigioniero nella sua terra”.