Cultura & Società
Pace: Giunti, “La Pira chiedeva di trasformare le politiche di guerra in politiche di crescita”
Le parole della presidente della Fondazione La Pira, nel suo intervento al convegno "Giorgio La Pira: attualità di un pensiero per la pace”

Quello di Giorgio La Pira “non era un semplice progetto di pace, ma si concretizzava nella volontà di una distensione religiosa e politica per unificare un mondo diviso dalla guerra fredda. E il metodo ben preciso per realizzarlo era la ‘preghiera organizzata’”.
Lo ha detto Patrizia Giunti, presidente della Fondazione La Pira, nel suo intervento al convegno “Giorgio La Pira: attualità di un pensiero per la pace”, svoltosi ieri sera a Roma, presso la Sala del Refettorio della Camera dei deputati, per iniziativa di Vision & Global Trends (International Institute for Global Analyses), in collaborazione con la Commissione Affari Esteri – Camera dei deputati, con il patrocinio della Fondazione Giorgio La Pira e della Società Italiana di Geopolitica.
Ripercorrendo la storia politica del “Sindaco santo”, Giunti ha ricordato che “negli anni successivi alla Guerra Fredda, La Pira affrontò con la preghiera i grandi capi delle nazioni, chiedendo ai monasteri di clausura, fino a quel momento considerati come estranei al mondo, di pregare per questo progetto e rendendoli così protagonisti della politica e contemporaneità”. Un progetto, ha spiegato, “nato durante la messa di Epifania del 1951, nella chiesa di Santa Maria in Vallicella.
Devastato dalle notizie che arrivano dalla Corea e dalla possibilità di una nuova minaccia nucleare pochi anni dopo il disastro di Hiroshima, La Pira decise di votarsi alla causa della pace”. Il suo messaggio, ha evidenziato la presidente, “era ed è tuttora difficile da comprendere, in quanto non parla di pace solo come assenza di guerra, ma di pace come sistema di miglioramento della vita delle civiltà, partendo dal nucleo dei bisogni dell’uomo. La Pira chiedeva di trasformare le politiche di guerra dei paesi in politiche di crescita basate sulla dignità umana. Per farlo è però necessaria una trasformazione culturale ed economica, riportando l’umanità ai suoi veri valori”. “Il suo contributo alla causa della pace – ha concluso – è ben visibile anche nella Costituzione italiana, principalmente con gli artt. 2 e 11 che rispecchiano bene la sua vocazione e ci permettono di portare avanti il suo progetto”.