Firenze

Papa: Giovedì Messa a Firenze. Ieri in tanti alla preghiera

La diocesi si è radunata davanti all'immagine della Madonna più cara alla devozione dei fiorentini. Giovedì alle 18 una Messa in cattedale

Giovedì 24 aprile alle ore 18 presso la Cattedrale di S. Maria del Fiore l’Arcivescovo Gherardo celebrerà l’Eucaristia in suffraggio del Santo Padre Francesco.

In tanti hanno partecipato alla veglia che si è svolta lunedì 21 aprile, a poche ore dalla notizia della morte del Papa. «Ce n’era bisogno» dice qualcuno uscendo dalla basilica della Santissima Annunziata, dopo il momento di preghiera per Papa Francesco presieduto dall’Arcivescovo Gherardo Gambelli. Alla destra di mons. Gambelli, in basilica, il Cardinale Ernest Simoni e vicino ai sacerdoti il Cardinale Giuseppe Betori. Presenti le autorità civili e militari, tra cui il presidente della Regione Eugenio Giani, l’europarlamentare Dario Nardella, la sindaca di Firenze Sara Funaro, diversi esponenti della giunta comunale, il prefetto di Firenze Francesca Ferrandino e l’Imam di Firenze Izzedin Elzir. Tutt’intorno e nel chiostro, dove erano stati predisposti degli altoparlanti, i fedeli, ciascuno con la sua immagine personale del Papa nel cuore, pronti a pregare per lui. Tra loro, i giovani della Gifra di Montughi, che hanno vissuto il momento come «un inno alla speranza», dice Cristina, perché è pur sempre Pasqua e questo aiuta a fare i conti con il fatto che «è un momento di tristezza, ma anche di gioia». «Per noi – racconta ancora Cristina – già il fatto che il Papa si chiamasse Francesco voleva dire tanto». Edoardo, anche lui membro della Gifra, ha ricevuto la notizia mentre era a lavoro: «È stata difficile da metabolizzare – dice – , ma in quell’ambiente ho potuto vedere quanto anche chi non credeva riconoscesse nel Papa una persona di cui il mondo aveva bisogno». Marzio Mori, direttore della Caritas diocesana, lo ricorda quando nel 2015 si fermò alla mensa di San Francesco poverino: «Si faceva fare di tutto dai ragazzi che erano lì, gli prendevano la papalina, scherzavano con lui e il Papa rimaneva completamente in loro balia» racconta, pensando poi alla visita di gennaio della Caritas a Roma e ai momenti della malattia, seguiti «facendo sempre il tifo per lui». «Siamo tristi, ma speranzosi – dice –. Un po’ soli». Don Francesco De Ruvo, salesiano della parrocchia della Sacra Famiglia di Firenze, racconta invece che, ricevuta la notizia durante la mattina, la riunione con il responsabile regionale della congregazione religiosa si è interrotta per celebrare l’Eucarestia. «Quello al Papa è uno dei tre “amori bianchi” che don Bosco raccomandava, insieme a quello all’Eucarestia e alla Madonna, per cui quando il Papa chiama, bisogna rispondere. E il quel momento stava chiedendo la preghiera» ci dice. In lui è vivo il ricordo di quel «Todos, todos, todos» pronunciato alla Gmg di Lisbona. «Fu un momento fondamentale – afferma – molti giovani che erano lì si sentirono toccati nel vivo, in molti erano partiti con indecisione e anche chi non era presente e si sentiva lontano si è sentito raggiunto da quelle parole». Patrizia, della parrocchia di San Jacopo in Polverosa, porta con sé l’immagine della traversata solitaria di Piazza San Pietro durante la pandemia: «È il modo in cui si è posto davanti al popolo di Dio, agli emarginati e ai più bisognosi che mi ha colpito» racconta, colpita anche dal momento di preghiera appena vissuto «intenso, di meditazione e molto partecipato, dove magari sono volute esserci anche persone non praticanti» dice. Un gruppo di ex residenti del centro storico ed ex parrocchiani della Santissima Annunziata infine è felice che il santuario continui ad essere un punto di riferimento per i fiorentini, che «anche sta sera hanno risposto con la loro presenza, nonostante fossimo sotto le feste pasquali» dicono. Ricordano il Papa durante la sua visita a Firenze, «passò sotto le nostre case. Noi in quei giorni eravamo parte del coro che cantò alla Messa allo stadio» dicono, pronti a portarsi a casa l’invito del Vescovo a rileggere il discorso pronunciato da Francesco in cattedrale in occasione del quinto convegno ecclesiale e ad accompagnare la preghiera con un gesto di carità. «Quello di sta sera è stato un momento di consolazione» aggiunge mons. Gambelli in piazza al termine della preghiera. «Come spiegava anche il Papa la preghiera è il polmone della vita cristiana. Quando ci mettiamo in preghiera, ci mettiamo in ascolto del Signore e Lui ci dà sempre la forza per andare avanti» continua. Unire preghiera e carità è «il modo con cui noi possiamo ancora di più aprirci alla speranza, cercando di vivere come il Papa ci ha insegnato, con attenzione soprattutto ai più deboli e ai più fragili» continua. «Questo permette di vivere come testimoni più fedeli del Vangelo e di fare in modo che tutte quelle persone che non credono nella pace e nella fratellanza possano interrogarsi a partire dal nostro modo di comportarci» conclude.