Firenze
Papa: a Firenze un drappo nero da Palazzo Vecchio
Ad apporlo insieme alla sindaca anche il vescovo, il rabbino e l'imam. Il cordoglio del Consiglio delle Chiese Cristiane

Un drappo nero a Palazzo Vecchio in segno di lutto per la morte di Papa Francesco. Lo hanno apposto questo pomeriggio la sindaca Sara Funaro, l’arcivescovo Gherardo Gambelli, il rabbino Gadi Piperno, l’imam Izzedin Elzir. Presenti anche le assessore Benedetta Albanese, Caterina Biti, Letizia Perini. Issate a mezz’asta le bandiere su Palazzo Vecchio e listate a lutto nelle sale interne così come tutti i gonfaloni. Per l’occasione ha suonato a lutto anche la campana grande di Palazzo Vecchio.
Al cordoglio si è unito anche l’Archimandrita p. Nikolaos Presidente del Consiglio di Chiese cristiane di Firenze: “Esprimo le mie più profonde e sentite condoglianze ai nostri fratelli, per il transito al Padre del Sommo Pontefice, Papa Francesco. Il suo instancabile impegno per la causa dell’unità dei cristiani e per il cammino ecumenico rimarrà segno luminoso e indelebile nel solco della Chiesa. La nostra preghiera si fa ora promessa: proseguiremo con fede e determinazione sulla via da lui tracciata, nella carità e nella verità del Vangelo”.
Stasera alle 21 invece ci sarà una veglia alla Santissima Annunziata guidata dal vescovo Gambelli.
Questo il pensiero espresso dalla sindaca Sara Funaro: “La città di Firenze si unisce con profonda commozione e dolore al cordoglio del mondo intero per la scomparsa di Papa Francesco, pastore che ha saputo incarnare con straordinaria autenticità i valori di solidarietà, semplicità, giustizia e vicinanza agli ultimi. La città e l’amministrazione comunale sono vicini alla Chiesa fiorentina per la scomparsa di Papa Francesco. Ci lascia un punto di riferimento vero per tutto il mondo, da sempre schierato per la pace, dono da perseguire e costruire insieme. Ha sempre lanciato appelli al confronto e dialogo tra i popoli, anche ieri nel messaggio ‘Urbi et orbi’, invitando a ‘non cedere alla logica della paura che chiude, ma a usare le risorse a disposizione per aiutare i bisognosi, combattere la fame e favorire iniziative che promuovano lo sviluppo” perché, ha ricordato, ‘sono queste le “armi” della pace’. Il suo esempio e le sue parole, il suo modo di essere sinceramente attento a tutti, soprattutto a coloro che erano invisibili ai più, la tenerezza che mostrava anche nei suoi gesti più piccoli, hanno segnato profondamente il nostro tempo, ricordandoci ogni giorno quanto sia importante guardare oltre noi stessi per abbracciare chi è più fragile. La sua visita del 10 novembre 2015, in occasione del Convegno Ecclesiale Nazionale, rimane nella memoria della città. In quell’occasione, il Papa tracciò il volto di una Chiesa umile, disinteressata, capace di riscoprire un nuovo umanesimo, sempre attenta a chi è in difficoltà. Indimenticabile resta la sua visita a Barbiana nel 2017, quando rese omaggio alla figura di don Lorenzo Milani. Con quel gesto e con le sue parole, Papa Francesco volle ribadire l’attualità del messaggio del priore: la scuola come strumento di libertà e riscatto, l’educazione come diritto inalienabile, l’impegno per gli ultimi come dovere morale. Un incontro che sancì un’ideale continuità tra due uomini di Chiesa che hanno fatto della giustizia sociale e della dignità degli esclusi la loro missione. Firenze, città del dialogo e dell’accoglienza, piange oggi un grande uomo, un grande Papa. Il suo insegnamento resterà vivo nei cuori di tutti noi”.