Papa Francesco

Papa: proporre ai giovani il matrimonio come vocazione

L'incontro con il movimento Équipes Notre-Dame

“Vedo una grande urgenza oggi: aiutare i giovani a scoprire che il matrimonio cristiano è una vocazione, una chiamata specifica che Dio rivolge a un uomo e a una donna perché possano realizzarsi in pienezza facendosi generativi, diventando padre e madre, e portando la Grazia del loro Sacramento nel mondo. Questa Grazia è l’amore di Cristo unito a quello degli sposi, la sua presenza tra loro, è la fedeltà di Dio al loro amore: è Lui che dà loro la forza di crescere insieme ogni giorno e di rimanere uniti”. Sono le parole di Papa Francesco rivolte ai responsabili internazionali del Movimento Équipes Notre-Dame, ricevuti questa mattina in udienza nel Palazzo apostolico vaticano. “Oggi si pensa che la buona riuscita di un matrimonio dipenda solo dalla forza di volontà delle persone. Non è così. Se fosse così sarebbe un peso, un giogo posto sulle spalle di due povere creature. Il matrimonio invece è un ‘passo a tre’, in cui la presenza di Cristo tra gli sposi rende possibile il cammino, e il giogo si trasforma in un gioco di sguardi: sguardo tra i due sposi, sguardo tra gli sposi e Cristo. È una partita che dura tutta la vita, in cui si vince insieme se ci si prende cura della propria relazione, se la si custodisce come un tesoro prezioso, aiutandosi a vicenda ad attraversare ogni giorno, anche nella vita coniugale, quella porta di accesso che è Cristo”, ha proseguito Bergoglio riportando una sua esperienza personale vissuta durante un’udienza generale, incontrando una coppia sposata da 60 anni, lei 78 e lui 81 anni. “Io ho domandato: ‘E adesso, continuate ad amarvi?’. E loro si sono guardati e poi sono venuti da me, con le lacrime negli occhi: ‘Ancora ci amiamo!’. Bello!”.

“Tanti oggi si sposano senza capire cosa c’entri la fede con la loro vita coniugale, forse perché nessuno glielo ha testimoniato prima del matrimonio. Vi invito ad aiutarli con un percorso ‘catecumenale’ – diciamo così – di riscoperta della fede, sia personale che di coppia, perché fin da subito imparino a fare spazio a Gesù e, con Lui, riescano a prendersi cura del loro matrimonio”. Sono le parole di Papa Francesco rivolte ai responsabili internazionali del Movimento Équipes Notre-Dame, ricevuti questa mattina in udienza nel Palazzo apostolico vaticano, ai quali ha voluto lasciare due riflessioni, la prima sulle coppie appena sposate, di cui avere cura per far loro sperimentare una mistagogia nuziale, che li aiuti a vivere la bellezza del loro Sacramento e una spiritualità di coppia, scoprendo la fede all’interno della coppia. Un lavoro fondamentale da svolgere accanto ai sacerdoti, aprendo all’accoglienza delle famiglie più giovani. “Dobbiamo ripartire dalle nuove generazioni per fecondare la Chiesa: generare tante piccole Chiese domestiche in cui si vive uno stile di vita cristiano, dove ci si sente familiari con Gesù, dove si impara ad ascoltare chi ci sta accanto come ci ascolta Gesù. Voi potete essere come fiammelle che accendono alla fede altre fiammelle, soprattutto tra le coppie più giovani: non lasciate che accumulino sofferenze e ferite nella solitudine delle loro case. Aiutatele a scoprire l’ossigeno della fede con delicatezza, con pazienza e fiducia nell’azione dello Spirito Santo”. La seconda riflessione offerta da Bergoglio è sull’importanza della corresponsabilità tra sposi e sacerdoti all’interno del movimento. “Avete compreso e vivete concretamente la complementarità delle due vocazioni: vi incoraggio a portarla nelle parrocchie, così che laici e sacerdoti ne scoprano la ricchezza e la necessità. Questo aiuta a superare quel clericalismo che rende poco feconda la Chiesa – state attenti con il clericalismo! –; e questo aiuterà anche gli sposi a scoprire che, con il matrimonio, sono chiamati a una missione. Anch’essi, infatti, hanno il dono e la responsabilità di costruire, insieme ai ministri ordinati, la comunità ecclesiale. Senza comunità cristiane, le famiglie si sentono sole e la solitudine fa tanto male!”. L’ultimo invito a farsi soccorritori di chi ha bisogno, di chi è solo, di chi ha problemi in famiglia e non sa con chi parlarne perché si vergogna o ha perso la speranza. “Nelle vostre diocesi, potete far comprendere alle famiglie l’importanza di aiutarsi a vicenda e di fare rete; costruire comunità dove Cristo possa ‘abitare’ nelle case e nelle relazioni familiari”.