Papa Leone XIV
Papa Leone: fede è autentica quando abbraccia la nostra vita
"Quando diventa un criterio per le nostre scelte, quando ci rende donne e uomini che si impegnano nel bene e rischiano nell’amore proprio come ha fatto Gesù"

“Il Signore non vuole scoraggiarci. Le sue parole, invece, servono soprattutto a scuotere la presunzione di coloro che pensano di essere già salvati, di quelli che praticano la religione e, perciò, si sentono già a posto. In realtà, essi non hanno compreso che non basta compiere atti religiosi se questi non trasformano il cuore: il Signore non vuole un culto separato dalla vita e non gradisce sacrifici e preghiere se non ci conducono a vivere l’amore verso i fratelli e a praticare la giustizia”. Così Papa Leone XIV commentando prima della preghiera dell’Angelus la liturgia di oggi.
Di seguito le parole del Pontefice
Cari fratelli e sorelle, buona domenica!
Al centro del Vangelo di oggi (Lc 13,22-30) troviamo l’immagine della “porta stretta”, usata da Gesù per rispondere a un tale che gli chiede se sono pochi quelli che si salvano; Gesù dice: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno» (v. 24).
A prima vista, questa immagine fa sorgere in noi qualche domanda: se Dio è il Padre dell’amore e della misericordia, che sempre rimane con le braccia aperte per accoglierci, perché Gesù dice che la porta della salvezza è stretta?
Certamente, il Signore non vuole scoraggiarci. Le sue parole, invece, servono soprattutto a scuotere la presunzione di coloro che pensano di essere già salvati, di quelli che praticano la religione e, perciò, si sentono già a posto. In realtà, essi non hanno compreso che non basta compiere atti religiosi se questi non trasformano il cuore: il Signore non vuole un culto separato dalla vita e non gradisce sacrifici e preghiere se non ci conducono a vivere l’amore verso i fratelli e a praticare la giustizia. Per questo, quando si presenteranno davanti al Signore vantandosi di aver mangiato e bevuto con Lui e di aver ascoltato i suoi insegnamenti, si sentiranno rispondere: «Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!» (v. 27).
Fratelli e sorelle, è bella la provocazione che ci giunge dal Vangelo di oggi: mentre a volte ci capita di giudicare chi è lontano dalla fede, Gesù mette in crisi “la sicurezza dei credenti”. Egli, infatti, ci dice che non basta professare la fede con le parole, mangiare e bere con Lui celebrando l’Eucaristia o conoscere bene gli insegnamenti cristiani. La nostra fede è autentica quando abbraccia tutta la nostra vita, quando diventa un criterio per le nostre scelte, quando ci rende donne e uomini che si impegnano nel bene e rischiano nell’amore proprio come ha fatto Gesù; Egli non ha scelto la via facile del successo o del potere ma, pur di salvarci, ci ha amati fino ad attraversare la “porta stretta” della Croce. Lui è la misura della nostra fede, Lui è la porta che dobbiamo attraversare per essere salvati (Cfr Gv 10,9), vivendo il suo stesso amore e diventando, con la nostra vita, operatori di giustizia e di pace.
A volte, questo significa compiere scelte faticose e impopolari, lottare contro il proprio egoismo e spendersi per gli altri, perseverare nel bene laddove sembrano prevalere le logiche del male, e così via. Ma, oltrepassando questa soglia, scopriremo che la vita si spalanca davanti a noi in modo nuovo, e, fin d’ora, entreremo nel cuore largo di Dio e nella gioia della festa eterna che Egli ha preparato per noi.
Invochiamo la Vergine Maria, perché ci aiuti ad attraversare con coraggio la “porta stretta” del Vangelo, così che possiamo aprirci con gioia alla larghezza dell’amore di Dio Padre.